martedì 1 maggio 2012

Aber - trentasettesima settimana

Bufali e termiti

Due immagini continuano a rimbalzarmi in testa in questi giorni: un bufalo impazzito e le termiti alate.
Vengo chiamata di notte in pediatria per vedere una bimba di due mesi che ha subito un trauma cranico: la mamma la stava portando all'health center per i vaccini quando è incappata in un bufalo impazzito che l'ha caricata e uccisa e ha provocato una frattura dell'osso parietale della bambina. Suo fratello gemello è incolume perché era indietro con la baby-sitter che è corsa a chiamare aiuto, ma non c'è stato nulla da fare. Ora sono orfani di madre e ciò raddoppia la loro probabilità di morire prima dei 5 anni di età.
Nel reparto di medicina ho quattro casi gravi di cui due in coma per cui decido di iniziare la terapia antitubercolare: ma i farmaci sono “out of stock” da una settimana e non ci saranno ancora per un mese forse. Non ci sono in tutto il distretto, né nei distretti confinanti, né nella regione, forse in tutto il paese. Il trattamento antitubercolare viene gestito esclusivamente dal Ministero della Salute, non sono previsti erogatori privati di questo servizio...ed ecco il risultato.
Mando i due in coma al Lacor (chissà mai che lì...). I familiari degli altri due rifiutano il trasferimento, non possono permetterselo. In reparto abbiamo un resto di terapia antitubercolare per sei giorni (il trattamento dovrebbe durare dieci mesi...). Senza guardare in faccia i pazienti decido che uno morirà ugualmente e do la terapia all'altro.
La vita di questa gente è come quella delle termiti alate: nel giro di poche ore escono dal nido, volano, perdono le ali e muoiono. In totale balia di ogni evento naturale. Al mattino di loro restano solo decine di migliaia di ali soffiate via dal vento. Davvero la vita degli esseri umani qui non vale di più: un bufalo impazzito o un sistema corrotto e inefficiente possono cancellare in un attimo la vita umana.
Davanti a ciò tutti dicono: cosa possiamo farci? Non possiamo lottare per il diritto alla vita e alla salute perché dobbiamo tornare ai nostri campi a seminare: la stagione delle piogge è cominciata e se non seminiamo ora non avremo un raccolto e soffriremo la fame.
La vita dell'uomo completamente dominata e soggiogata dalla natura madre o matrigna.
Ma Dio non ci aveva “dato potere sulle opere delle sue mani”?
Non è cristiano accettare questo stato di cose, non è fede sperare in un futuro migliore.
Qui fede è contestare, opporsi, ribellarsi, lottare perché la vita umana assuma il valore che ha davanti agli occhi di Dio.
Ma questa lotta non posso farla io, non possono farla i missionari e le ONG attraverso il loro verbo preferito: dare. Potremmo mobilitarci e far arrivare farmaci antitubercolari dall'Italia, ma non sarebbe la soluzione.
A costo di una vita, di molte vite, è ora per loro che si alzino non più per chiedere elemosina, ma per esigere giustizia.
E per noi è ora di resistere, dove stiamo, senza scappare e senza dare, chiedendo fede a quel Dio che “non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta”.

Nessun commento:

Posta un commento