martedì 31 gennaio 2012

Aber - ventiquattresima settimana

Primo giorno di scuola...

Ieri è ricominciata la scuola. Scriverò un post su questo. Cerchiamo un po' di notizie su internet per fare un inquadramento statistico. Cerchiamo con Google "sistema scolastico ugandese"...il risultato è sorprendente: "forse cercavi: sistema scolastico olandese".

Beh, credo che questo dica molto più di tante parole! Il sistema scolastico ugandese, per molti, non esiste!
Il governo non vuole investire nell'istruzione...è più facile comandare su un popolo di ignoranti! E' vero, deve rispondere ad alcuni obiettivi posti da istituzioni internazionali come la Banca Mondiale o l'UNESCO, ma ci sono un sacco escamotage. Per esempio, per raggiungere gli obiettivi dell' UPE (Universal Primary Education) che punta a far accedere alla scuola primaria il 100% dei bambini, basta prendere insegnanti avventizi, occasionali, privi di qualifiche e sottopagarli per gestire classi di 100 bambini. E non importa se i maestri sono spesso ubriachi, se lo svolgimento delle lezioni è assolutamente impossibile, se il controllo delle semplici presenze è un'operazione titanica spesso tralasciata...fa niente, le statistiche stanno migliorando! Di costruire nuovi edifici o ristrutturare i vecchi non se ne parla neanche, non stiamo a guardare all'esteriorità, l'importante è la sostanza. E la sostanza dice di classi che hanno a mala pena una lavagna e niente più. La sostanza dice che l'unico strumento didattico utilizzato è ripetere a voce alta, tutti insieme, quello che dice l'insegnante...ok la tradizione orale, ma penne, matite, quaderni e libri a volte aiutano a capire meglio! E' impressionante passare fuori dalla scuola, si sentono centinaia, migliaia di ragazzi urlare a squarciagola la lezione.
Formalmente la scuola è così strutturata:
Nursery: è la scuola materna. I bambini tra i 3 e 5 anni sono suddivisi in 3 classi (baby, middle, top)
Primary School: le nostre elementari + medie. Dai 6 ai 13 anni i ragazzi frequentano 7 anni di scuola in cui si studia inglese, matematica, scienze e studi sociali (una sorta di educazione civica).
Secondary School: le nostre superiori. Un ragazzo può decidere di fermarsi dopo quattro anni oppure completare i 6 anni. I primi due anni sono standard e includono 12 materie rispetto alle 4 delle scuole primarie e questo rappresenta una grande difficoltá per la maggior parte degli studenti che vedono peggiorare il loro rendimento. A partire dalla classe III, invece, gli studenti iniziano a specializzarsi scegliendo le materie su cui concentrarsi, mentre le piú importanti come inglese, matematica e scienze sono obbligatorie per tutti. Alla fine del 4° e del 6° anno devono superare un esame che si svolge a novembre e i cui risultati sono resi noti solo nella primavera dell’anno successivo.
Vocational Training School: è la scuola di formazione professionale. Ci si può accedere dopo i 4 anni di secondary
Training Course: corsi tecnici per preparare ad una specifica professione (segreteria, tecnico informatico...)
College: sono corsi para universitari di tre anni. Ci si accede dopo i 6 anni di secondary school.
University: è l'università. Ci si accede dopo i 6 anni di secondary ma, pur essendo sia pubblica che privata, ha comunque costi molto elevati che spesso fanno una selezione non in base al merito ma in base al ceto sociale.

La scuola può essere day (giornaliera) o boarding (tipo collegio). Nella boarding i bambini sono più incentivati a studiare e vanno a casa solo per le vacanze. È però molto più costosa. La boarding school è molto diffusa (soprattutto a livello di secondary school) per la difficoltà dei lunghi spostamenti da scuola a casa.

Beh, formalmente le cose funzionano (anche se la totale mancanza di materie come storia e geografia la dice lunga sull'apertura spaziale e temporale di questo popolo!) ...praticamente, purtroppo, non è così. Basta vedere la totale incompetenza di alcune categorie di persone con cui abbiamo a che fare quotidianamente (infermieri, maestre di scuola, idraulici, elettricisti). Sicuramente la presenza di preti, suore, O.N.G. ha aiutato ad innalzare un pochino il livello di istruzione, ma la scarsa volontà da parte del governo, nella realtà dei fatti, impedisce che lo studio sia veramente un diritto per tutti. 

martedì 24 gennaio 2012

Aber - ventitreesima settimana

Diritto...e rovescio

In Uganda l'aborto è illegale.
In Uganda il diritto dell'embrione e del feto alla vita è garantito fino al momento della nascita, poi...

Se una ragazza resta incinta durante la scuole viene espulsa e di solito non termina gli studi.
Quando una madre arriva in ospedale per partorire è già fortunata se riesce a sopravvivere; il fatto che riesca a sopravvivere anche il bambino è solo grazia di Dio.

Di quelli che poi nascono vivi circa il 14% muore prima dei 5 anni di età: ciò significa che una madre che mette al mondo 7 figli (cosa abbastanza comune) ne vedrà morire mediamente uno prima dei 5 anni, gli altri non si sa: le statistiche non lo dicono.

La donna viene comprata al momento del matrimonio (quello tradizionale) all'età di 17 o 18 anni per un numero di animali e attrezzi proporzionale al suo livello di istruzione e ad altre qualità. Da quel momento appartiene alla famiglia del marito, deve zappare e fare figli su cui non ha nessun diritto decisionale. Se al momento del nono o decimo parto desidera fare la legatura delle tube per evitare ulteriori gravidanze deve chiedere il consenso al marito che può non darlo. Se non è in grado di dare abbastanza figli al marito e del sesso desiderato può essere affiancata da una co-wife o rimpiazzata.

I bambini che nascono godono delle cosiddette cure parentali strette fino a che non nasce il fratello successivo (di solito circa 2 anni dopo) a quel punto devono iniziare a badare ai fratelli o alle capre e andare a prendere l'acqua al pozzo. Essendo forza lavoro non sempre c'è la possibilità di portarli all'ospedale per le vaccinazioni e le cure, se non dopo una settimana o due di febbre. Così può succedere di morire di tetano a 5 anni: qui la vita di un bambino vale meno di un'antitetanica.
Qualcuno di loro va a scuola: in classi da 100 con maestri spesso assenti e talvolta ubriachi, spesso senza libri o quaderni. Molti di loro vanno a scuole “boarding”, tipo collegio, e tornano a casa solo per le vacanze. Già dalla prima elementare vengono classificati in base al profitto dal più bravo (numero 1) al più scarso (numero 80, 90...) e possono essere bocciati, anche in prima elementare.

Non è certo questo il modo e il luogo dove dibattere sul diritto all'aborto, ma io credo che quando si parla di diritti bisogna sempre esplicitare il soggetto a cui si stanno garantendo questi diritti.

Per me i diritti dovrebbero essere garantiti agli ultimi, ai poveri, agli svantaggiati...alle donne, ai bambini, quelli già nati per incominciare.

giovedì 19 gennaio 2012

Aber - ventiduesima settimana

Un salto fuori dal bush...un tuffo in Italia!

Lo scorso week-end siamo stati in...Italia! più o meno!
Dopo cinque mesi di bush siamo stati due giorni a Kampala ma, più precisamente, siamo stati all'Ambasciata Italiana per l'iscrizione all'AIRE (anagrafe italiani residenti all'estero), al Made in Italy (negozio di leccornie italiane...ebbene si, abbiamo peccato di gola: salame, scamorza, pesto e crackers), dai comboniani e dalle comboniane che da sempre la sensazione di sentirsi a casa.
Beh, malgrado il viaggio sia sempre un po' stancante (300km di cui almeno 100 con buche spaventose e restringimenti improvvisi) bisogna dire che è stato piacevole poter parlare italiano, avere qualche comfort in più e persino entrare in un centro commerciale è stato bello! Anche se l'open market di Lira o i negozietti di Aber sono esperienze da fare, per una volta è stato bello poter camminare nelle corsie di un supermercato senza dover stare attenti a non mettere i piedi nella melma o poter prendere prodotti dagli scaffali senza dover contattare in lango il prezzo di un mango o di un avocado.
Oltre che per lo shopping è stato un weekend abbastanza fruttifero anche per i documenti: siamo residenti in Uganda (ci siamo infatti, come detto, iscritti all'AIRE), abbiamo ottenuto i visti (anche se non li abbiamo ancora fisicamente perchè hanno bisogno di una settimana per attaccare un adesivo sui passaporti e perchè per il Franci non sanno bene cosa fare - anche in questo ci siamo sentiti in Italia!), abbiamo fatto la patente ugandese.
Infine siamo stati dai comboniani e dalle comboniane: parlare italiano, avere il bagno con il bidet, ambienti accoglienti, quadri di Comboni, ma soprattutto è stato bello stare con persone che hanno speso la vita con la gente di questo paese e che, dopo tanti anni ti dicono serenamente che la stragrande maggioranza delle persone ruba e si approfitta della posizione che riescono a raggiungere; ti dicono che dopo tanti anni di loro presenza in ospedale, poco è cambiato perchè i medici continuano a pensare a loro stessi e gli infermieri a fare il meno possibile. Ma tutto questo non importa perchè loro hanno fatto la loro parte, ma il progetto più grande lo porterà avanti e lo compirà Qualcuno più grande di tutti noi.

mercoledì 11 gennaio 2012

Aber - ventunesima settimana

Essere famiglia...
Vorrei dedicare questo post all'argomento “famiglia” perché:
  1. noi siamo innanzitutto (prima di essere cristiani, prima di essere missionari, prima di essere medico/educatore) una famiglia;
  2. ci stiamo introducendo nelle attività della pastorale familiare;
  3. qui (come anche in Italia) l'istituzione famiglia incontra spesso delle grosse difficoltà;
  4. chi ci permette di essere qui (e che loro malgrado vivono/subiscono la lontananza) sono soprattutto le nostre famiglie di origine e quelle dei laici missionari comboniani che ci sostengono.
Certamente non è possibile esaurire tutti questi aspetti in un post, ma voglio solo dare dei primi accenni per poi approfondirli in futuro.
  1. In questi primi cinque mesi è stato particolarmente importante essere famiglia. Sicuramente lo è stato per noi, probabilmente anche per la gente del posto. Per quanto ci riguarda è stato importante poter avere un punto fermo quando tutto cambiava. E' stato come avere un piccolo rifugio, un sostegno quando molti punti di riferimento venivano meno. Nello stesso momento è stato importante essere tre persone con un unico obiettivo: incontrare la comunità nei suoi bisogni e nelle sue ricchezze. Così abbiamo potuto essere presenti fin da subito in ospedale, in parrocchia, all'orfanotrofio, per le strade. E' stato anche un bel banco di prova...non nascondiamo alcuni momenti di tensione e difficoltà. Per la gente del posto è stato importante (almeno sentendo quanto ci riportavano persone esterne) vedere una famiglia per nulla speciale ma semplicemente in cui spesso era il papà che si occupava dei bambini oppure in cui era la moglie che aveva un lavoro più “importante” o ancora che andavano in giro tutti insieme (cosa assai strana da queste parti).
  2. Le attività della pastorale della famiglia consistono in workshop per famiglie sposate o per coppie che si preparano per il matrimonio. Sono piccoli ritiri di 4/5 giorni in cui alcuni facilitatori (di solito una famiglia) affrontano alcuni argomenti. Ne potete trovare un esempio al sito http://www.ccih.org/presentations/Faithful_House_Uganda_Brewster-Lee.pdf. Di questi vi parlerò meglio quando ne frequenteremo uno (non so ancora se come facilitatori o come famiglia). Per il momento, ciò che mi ha colpito di più sono le argomentazioni trattate in un incontro per facilitatori e le motivazioni per l'annullamento di uno di questi workshop: nel primo caso si è parlato molto a lungo (e in Africa vuol dire veramente un tempo infinito!) delle maggiori difficoltà da risolvere: il trasporto (e stiamo parlando di 20 km) e la comunicazione (che normalmente vede il povero facilitatore doversi fare delle gran biciclettate per raggiungere di persona le varie famiglie per mancanza di altri strumenti). Mentre un corso è stato annullato perché il catechista della parrocchia dove si sarebbe dovuto tenere, non si è ricordato di avvisare le varie coppie di portare 2 tazze di fagioli e un po' di farina e quindi il sostentamento era impossibile!
  3. Per quanto riguarda le difficoltà dell'istituzione famiglia, tra tante, quella scelta quest'anno dalla conferenza episcopale è la violenza domestica. Il 61% delle donne con più di 15 anni ha subito violenza. Nella maggior parte dei casi il responsabile è un parente stretto. Per le donne sposate la percentuale sale al 68%. Anche a questo argomento dedicherò sicuramente più spazio in altri post.
  4. Beh, riguardo alle nostre famiglie e a quelle dei laici missionari comboniani, che dire? GRAZIE!

martedì 3 gennaio 2012

Aber - ventesima settimana

Riportiamo gli auguri di Monsignor Franzelli - Vescovo di Lira

Una vita solitaria
Nacque in un villaggio oscuro. Lavorò in una falegnameria fino a trent'anni e in quel periodo fece il predicatore itinerante. Non ha mai scritto un libro. Non ha mai avuto un ufficio. Non ha mai posseduto una casa. Non si è mai fatto una famiglia. Non è mai andato all'università. Non si è mai allontanato più di 200 miglia dal posto in cui è nato. Non ha mai fatto nessuna delle cose che rientrano comunemente nell'idea dell'uomo di grandezza. Non aveva credenziali a parte sè stesso. Mentre era ancora giovane, la maggior parte dell'opinione pubblica gli si rivoltò contro. I suoi amici scapparono. Alcuni di loro lo rinnegarono. Fu venduto ai suoi nemici. Dovette subire lo scherno di un processo. Fu inchiodato ad una croce tra due ladri. Mentre stava morendo, i suoi esecutori tiravano a sorte l'unica cosa di sua proprietà su tutta la terra - la sua veste. Quando morì fu tirato giù dalla croce e deposto in un sepolcro.
Diciannove secoli sono passati e oggi è la figura centrale del genere umano. Tutti gli eserciti che hanno marciato, tutte le navi che sono state costruite, tutti i parlamenti che hanno governato e tutti i re che hanno regnato, messi insieme, non hanno influito sulla vita dell'uomo sulla terra in maniera così forte come ha fatto quella vita solitaria.
                                                                       
                                                                                                      - Da uno scritto di un anonimo -