martedì 25 settembre 2012

Aber - anno II - decima settimana

ZIWA RHINO SANCTUARY (www.rhinofund.org)

Domenica scorsa siamo finalmente riusciti a "consegnare" il regalo di compleanno al Franci e all'Angela: siamo andati al parco dei rinoceronti (in realtà è stato un regalo anche per noi stessi perchè non se ne poteva più di sentire il Franci chiedere tutti i giorni da un mese a questa parte quando saremmo andati!!). Difficile descrivere lo stupore e l'emozione di grandi e piccini davanti a questi mastodontici erbivori.  
La riserva di Ziwa è l'unico posto in cui si possono vedere e avvicinare i rinoceronti in tutta l'Uganda. Nel corso degli anni grazie agli sforzi di personale specializzato e dei tour operator impegnati a far conoscere questo parco è stato possibile portare avanti questo progetto che ha come principale obiettivo il ripopolamento di rinoceronti in Uganda. Nel 1983 erano stati infatti dichiarati estinti dal territorio nazionale. Successivamente sono stati importati due "Southern White Rhino" dagli Stati Uniti e altri quattro dal Kenya...per questa ragione il primo nato è stato chiamato Obama!
Dal 2009 sono nati in tutto sei rinoceronti portando così il numero degli esemplari attualmente presenti a 12. Il ripopolamento è lento anche a causa del fatto che la gestazione di un rinoceronte è di 16 mesi.
La guida che ci ha portato in giro ci diceva che i rinoceronti possono correre fino a 45 km/h e che un esemplare adulto può raggiungere le tre tonnellate. Subito dopo, quando eravamo a non più di 10 metri da un esemplare adulto e dal suo "cucciolino", ci ha serenamente chiesto cosa avremmo fatto se avessero iniziato a caricarci! Vedendo il panico nei nostri occhi, ci ha presto rassicurato suggerendoci di arrampicarci su un albero...vedendo ancora molta perplessità ci ha detto che lui ha studiato ed è preparato ad affrontare situazioni del genere...dato che il terrore ancora ci attanagliava ci ha finalmente detto che solitamente non succede perchè questa specie è unicamente erbivora e non aggressiva verso gli umani! ci siamo comunque allontanati un pochino anche perchè la banda bassotti (il Franci, l'Angela e il Samu) facevano di tutto per aizzare quei docili pachidermi...
Credo che il regalo per il compleanno del Franci dell'anno prossimo sarà una semplice macchinina o qualcosa del genere!






mercoledì 19 settembre 2012

Aber - anno II - nona settimana

Dalla Mari: Sandra e Hadlin...

Questa mattina mentre facevamo il giro visita Sandra canticchiava incurante di medici infermieri e altri pazienti: abbiamo capito che era ora di dimetterla!
Sandra ha 10 anni e ha avuto la malaria. Sandra è sieropositiva e prende la terapia antiretrovirale. Sandra ora sta bene, ma probabilmente rimarrà sempre così come la abbiamo conosciuta ora, probabilmente non diventerà mai adolescente.
In Italia non nascono bambini sieropositivi da più di 10 anni. Se Sandra fosse nata in Italia non sarebbe stata sieropositiva, sarebbe diventata adolescente, poi donna e poi vecchia probabilmente.

Hadlin ha 12 anni e il suo cuore non funziona più. Il suo corpo si gonfia, fa fatica a respirare e quasi non riesce più ad aprire gli occhi.
Forse aveva un difetto cardiaco già dalla nascita, ma più probabilmente ha avuto frequenti e ripetute banali infezioni non curate che hanno causato una cardiopatia reumatica, condizione scomparsa in Italia dagli anni '60.
Anche Hadlin per questo non diventerà mai donna, rimarrà per sempre adolescente.

Cosa farete da grandi?

...il futuro non appartiene ancora a questo popolo.

Questo è il popolo del presente perché domani non siamo certi che ci sarà, a volte siamo certi che non ci sarà.

Il presente è il tempo di Dio, il tempo in cui Lui manifesta la sua volontà, la sua potenza e il suo amore...a volte in modo così misterioso ai nostri occhi.
 
...e dal Piccio: album fotografico e cd musicale
 
come accostare tanta "frivolezza" a tanta sofferenza? beh, io non so come essere utile a questi ragazzi ma quello che ho trovato in quest'anno è che loro troppo spesso non sono protagonisti delle loro scelte ma ancora una volta le subiscono e che non hanno mai tempo (e possibilità) di fare cose belle, di coltivare piccole, ma così importanti passioni. E' con questo doppio spirito che abbiamo cercato di proporre loro due attività belle, divertenti e che vedessero loro protagonisti. Il gioco è un diritto dei bambini. E così abbiamo cantato e fotografato, apparentemente incuranti della sofferenza e della mancanza di quegli affetti parentali che troppo spesso guerra e HIV hanno portato via prematuramente ai ragazzi dell'orfanotrofio. Ciò che sta nascendo sono un CD e un album fotografico fatti totalmente (o quasi) dai ragazzi del St.Clare in cui ci vogliono presentare Aber e far sentire quella gioia che in modo ancora una volta misterioso riesce comunque a strabordare dai loro cuori.
 
 

mercoledì 12 settembre 2012

Aber - anno II - ottava settimana

ABER VISTA DA OCCHI STRANIERI (4 PER LA PRECISIONE)

Eccoci qui, fine primo tempo per la nostra luna di miele.
Eh già, perchè da 10 giorni noi due siamo gentilmente ospitati qui ad Aber da Marco, Maria Grazia, Francy e Samu!!
Oggi è arrivato il nostro momento sul blog, che onore!!!
Marco ci ha dato l'opportunità di raccontarvi qualcosa e anche un po' di raccontare di noi due.
Siamo Alberto e Chiara due neo sposini che hanno deciso di sciegliere una luna di miele che, a parere comune, sembra un po' strana.
Infatti siamo qui ad Aber da dieci giorni per renderci conto di cosa significhi lavorare per gli altri, per capire cosa voglia dire la parola 'missione' che così di frequente si sente nominare.
Prima di mettere piede qui ci eravamo informati, abbiamo fatto dei corsi di approfondimento, molto utili, ma la verità è che, per capire, conoscere, bisogna calarsi nella loro realtà, nella realtà di questa terra affascinante. Una terra che ti lascia sempre, comunque, senza parole.
Proviamo a mettere in fila, con un senso compiuto, alcuni sentimenti che abbiamo provato in questi giorni.
Per farlo facciamo un gioco, per ogni senso scriveremo delle considerazioni, anche senza collegamento (tanta è la confusione che abbiamo in testa alla nostra prima esperienza d'Africa che speriamo ci perdonerete):
VISTA: colori, colori a non finire, e su tutti il rosso, il rosso della terra africana!! E poi la gente che cammina per strada in logico disordine. La strada che diventa commercio, movimento (anche se lento), e incontro.
OLFATTO: esotico e affascinante profumo di pioggia, di terra rossa bagnata, di ginuts tostate, di fumo, di vivande abbrustolite sui carboni a lato strada. Odore acre e persistente della vita meno affascinante e più routinaria di tutti i giorni, dagli scarichi dei motori malcarburati della città agli odori più 'umani' del villaggio.
TATTO: Strette di mano, stretta di mano a non finire... con il tempo che ha queste latitudini ha un valore molto relativo la gente, vuoi perchè gli interessa veramente, vuoi perchè sei bianco, vuoi perchè non ha di meglio da fare, ha ancora 5 minuti da investire per chiederti come stai, da dove vieni o anche per presentarsi, spesso con 'cerimoniosa solennità', così come avviene non appena ti trovi in presenza di una qualsiasi forma di organizzazione sociale (villaggio, chiesa, etc.).
UDITO: I clacson, la musica e i motori della città. Gli animali, i bimbi che annunciano 'munu munu' al nostro passaggio, la campana della scuola di Aber, ricavata da un vecchio cerchio in ferro di un auto. Poi la pioggia battente dal cielo, I decibel sparati dai woofer delle casse fuori dai 'locali' del trading center di Aber che dalle 5 di pomeriggio alla mezzanotte ti fanno compagnia.
GUSTO: fritto, tostato, salato, dolce. Un misto di tutto questo in qualsiasi pietanza in tavola. Grande scoperta, il cuore di bue, ma non il pomodoro, un frutto verde e grosso, con un cuore dolcissimo che si scoglie in bocca.
Ecco, con un po' di confusione, quello che adesso ci passa per la testa...
Per finire però ci è di dovere un ringraziamento...
ai tre piccoletti, Samuel, Francesco e Angela per averci fatto ridere e divertire in questi giorni... e anche per averci insegnato alcune canzoni da bimbi che ci torneranno molto utili.
Alle dottoresse Maria Grazia e Caterina, al 'Piccio' il grande educatore/geologo/papà Marco, perchè ognuno di voi, in modi diversi, state cercando di far prendere coscienza alla gente di qui che ci si può sforzare di inserire nel vocabolario africano anche qualche verbo che guardi al futuro e non solo al passato!!!
E poi grazie per averci ospitato qui da voi e portato in giro per un pezzettino d'Africa, lontano, lontatnissimo, dai tracciati delle 'mandrie turistiche' (senza offesa per nessuno si intende)!!!

martedì 4 settembre 2012

Aber - anno II - settima settimana

“La sindrome del pendolo”

Cosa ricordo del Cardinal Martini? Meno di 10 parole (peraltro riportatemi da Jimmy – ex coadiutore della parrocchia di San Giovanni di Rho) e un episodio...
Perché allora sento l'esigenza di condividerle? Perché sono per me più importanti di mille sermoni, esegesi e omelie e ci tengo quindi, nel mio piccolo, ad amplificarle e a ringraziarlo.
Le parole: “ma come è bello lavare i piatti in compagnia”. La gioia nell'umiltà, nel servizio e nella condivisione di una fede che non rimane “parola” ma si fa azione. Non credo serva aggiungere altro.
L'episodio: eravamo in vacanza a Gerusalemme e ci siamo aggregati ad un gruppo del PIME che aveva in programma un incontro nella residenza in cui il cardinal Martini ha trascorso alcuni anni studiando e pregando per la pace. Ci ha accolto con un paio di crocs ai piedi e un gilet in maglia verde. Ha voluto salutarci singolarmente uno per uno, chiederci chi fossimo e perché eravamo li e, dopo la lectio, ci ha riaccompagnato alla porta augurandoci la pace. L'accoglienza nella semplicità e l'attenzione verso l'altro. Più di così!
Di seguito invece riporto un Suo intervento effettuato durante degli esercizi che tenne ai missionari italiani nel 1985 presso il Centro pastorale dei missionari della Consolata di Sagana (Kenya) così come riportato in “Nigrizia” dell'1/9/2012. Inutile dire quanto condivido queste parole, quanto penso siano vere non solo per i missionari “ad gentes” ma per tutti i cristiani e quanto Lo ringrazio per essere stato breve (così che ho potuto vincere la mia pigrizia e leggerle!!!).
«Forse ho avvertito in voi un rischio, che potrei definire la "sindrome del pendolo". Vi trovate in situazioni difficili e stili di vita che difficilmente collimano con la morale cristiana, con le leggi della chiesa, con il codice di diritto canonico... Vi ho sentito parlare della bellezza di una nuova comunità cristiana che nasce dalla Parola sentita dalle vostre labbra, dell'entusiasmo iniziale di un gruppo di persone che decidono di tentare l'avventura di credere nel Vangelo, quasi aveste a che fare con una delle comunità cristiane primitive descritte negli Atti degli apostoli. In altri, invece, mi è parso di notare una perdita dello slancio iniziale: troppe le difficoltà contro cui cozzate; il processo d'inculturazione del messaggio evangelico assorbe tutte le vostre energie, ma è anche motivo di preoccupazione, di scoraggiamento, di delusione. La freschezza e la vivacità degli inizi si tramutano facilmente in cupezza, grigiore, artificiosità, calcolo. Che fare?»
«In simili frangenti, potresti avvertire il bisogno di tornare alla purezza iniziale, alla radicale serietà della scelta. Forse venite colti da un fastidioso senso di amarezza ("Ho sbagliato tutto") e desiderate essere di nuovo severi, esigenti, austeri, duri, inclementi, fermi, fiscali, inflessibili. Decidete, allora, di eliminare dal vostro approccio missionario ogni accondiscendenza con la cultura locale e con le troppe debolezze dei gruppi umani con cui vivete e ridiventare uomini e donne della legge: niente più matrimoni di prova o in fieri, niente più comprensione della poligamia, niente più bonarietà, o permissività, o approssimazione... Solo Vangelo allo stato puro!
Ma è difficile persistere in questo atteggiamento. Dopo un poco, vi accorgete che la gente non ce la fa a essere perfetta come vorreste. E forse sentite come rivolte a voi le dure parole dette da Gesù ai farisei: caricate sulle spalle degli altri pesi che non siete in grado di portare sulle vostre. Mantenere quella posizione di rigidità diventa estenuante, spossante, snervante, deprimente per voi e per tutti. E allora mollate la presa e "dondolate" dall'altra parte: tornate a essere benevoli, bonari, clementi, liberi, se non libertari, pazienti, permissivi... per poi pentirvi, appena notate nuovi tradimenti del vangelo. Fate come il pendolo: ora tutto da una parte, ora tutto dall'altra».
Chiuse gli occhi, fece una lunga pausa di silenzio e poi aggiunse: «Dove penso possa trovarsi quella che definirei una posizione di "equilibrio evangelico"? Non certo a metà strada tra la rigidezza e la permissività. Non credo che valga il detto: il meglio sta nel mezzo. L'unico luogo in cui un apostolo del vangelo deve situarsi per non ammalarsi della sindrome del pendolo è sul Golgota. Più precisamente sulla Croce. Più precisamente ancora, nel cuore trafitto di Cristo.
Piazzatevi lì. E dalla fessura procurata dalla lancia, osservate la vostra gente. Forse vedrete che i più sono molto lontani, ancora alle falde del monte o appena all'inizio del pendio. Continuate a guardarli, a contemplarli. Soprattutto, amateli con la vampa d'amore che arde in quel cuore.
Non legatevi troppo a questa o quella tabella di marcia. Non intestarditevi su questo o quel percorso. Non pretendete che siano tutti provetti scalatori. Non riprendeteli se li vedete salire zigzagando, o se rallentano, o se cadono e si fermano.
Una sola deve essere la vostra preoccupazione: che la gente non faccia mai un percorso a ritroso, cioè un cammino che la allontani da quel cuore e da quell'amore. Concedete loro di salire con la velocità di cui ognuno è capace e con le pause di cui necessita. Rispettate il fiatone che molti potrebbero avere. E se cadono, invitateli a rialzarsi, magari mostrando loro come fare. L'importante che riprendano il cammino che li avvicini a quel cuore, che è il centro dell'amore che muove ogni cosa».