martedì 1 gennaio 2013

Aber - anno II - ventiquattresima settimana

Buon anno da tutti noi (Piccios, Elena, Miki e Samu)...e una riflessione della nostra vicina di casa e compagna di viaggio giunta a metà esperienza!

DOVE C’E’ FAMIGLIA C’E’ CASA
A luglio il CUAMM mi ha chiamato e mi ha detto che la destinazione del mio progetto JPO (6 mesi della mia specialità in chirurgia generale in Africa) era Aber, in Uganda. Mi sono subito collegata ad internet e su google ho inserito la parola Aber Uganda ed il primo sito che mi è comparso è stato il blog dei Piccio. Ho letto tutte le notizia pubblicate da quando i Piccio erano partiti, ho visto le foto dell’ospedale in cui avrei lavorato, del villaggio di Aber e della famiglia Piccio che presto avrei conosciuto. La prima cosa che ho pensato è stata: “se laggiù c’è una famiglia non può essere un posto troppo duro e difficile”… Ma non sapevo ancora che i Piccio non sono una famiglia qualunque, sono una famiglia con dei super poteri, e che Aber era più tosta di quello che pensassi.
Non dimenticherò mai le prime settimane vissute qui, la PAURA che l’Africa ti fa provare. E’ una PAURA diversa, più profonda, che non avevo mai provato prima. E’ la PAURA del buio, dei mille rumori della notte, dei pianti dei bimbi che vengono dall’ospedale, la PAURA delle zanzare che portano la malaria, dello sporco e degli odori nauseabondi del mio reparto, la PAURA delle malattie che non conosci, di non saper affrontare il tuo lavoro di medico in un contesto in cui le risorse sono veramente limitate, la PAURA di fronte a morti che non ti sai spiegare. La PAURA di non essere capiti e di non essere accettati dalla gente di qui.
Un po’ alla volta la paura lascia spazio ad altri sentimenti… alla RABBIA. La RABBIA che provi di fronte alla condizione in cui la donna è costretta a vivere da queste parti o quando scopri il poco peso che ha la vita di un bimbo. La RABBIA quando capisci che i pazienti non arrivano in ospedale perché non ci sono le strade o non hanno i soldi per pagare le fees; quando i farmaci sono out of stock e non puoi curare i malati. La RABBIA che provi di fronte alla loro passività, alla loro negligenza, al loro immobilismo. RABBIA di fronte alla corruzione, RABBIA quando vedi la gente che sembra non poter vivere senza cellulare e nella sua capanna non ha né corrente né acqua, RABBIA per i bisogni che il nostro mondo ha creato. RABBIA quando inizi a conoscere i meccanismi della cooperazione e del ruolo delle ONG.
Per fortuna non c’è solo rabbia ma c’è anche la FELICITA’. La FELICITA’ che provi quando senti il pianto di un bambino che fai nascere con un taglio cesareo, la FELICITA’ quando salvi una mamma che arriva in shock emorragico, la FELICITA’ quando un paziente ti ringrazia per il buon lavoro che stai facendo. La FELICITA’ che provi quando gli infermieri iniziano ad ascoltarti e a fidarsi di te. La FELICITA’ di indovinare una diagnosi e di iniziare la cura giusta. La FELICITA’ nel sorriso dei bambini e nella bellezza delle loro mamme, la FELICITA’ quando di notte vedi un cielo stellato che ti lascia senza fiato o nel mangiare l’anguria il giorno di Natale. La FELICITA’ di incontrare nel tuo percorso delle belle persone: Teresa, Bruno, Mimma, Andrea, Marco, Maria Grazia, Michela, Samuele.
Non avrei potuto superare la PAURA, scaricare la RABBIA e vivere a pieno la FELICITA’ se non avessi CONDIVISO queste emozioni… Grazie famiglia Piccio.
Grazie Mari per i tuoi insegnamenti, per la tua forza, per il tuo essere un chirurgo mancato, grazie per le risate che ci siamo fatte in reparto…
Grazie Marco per la tua tranquillità, il tuo sorriso, il tuo ottimismo e per aver catturato le rane che adorano la mia casa…
Grazie Francy perché vieni a chiedermi i biscotti come se stessi morendo di fame e perché non ti stanchi mai di giocare e la tua voce aldilà del muro non mi fa sentire sola…
Grazie Samu per il tuo sorriso quando ti do una caramella, perché ti lasci coccolare in braccio, perché non fai più la pipì sul mio pavimento…
Grazie famiglia Piccio, grazie miei piccoli eroi!
(Elena)



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