mercoledì 16 gennaio 2013

Aber - anno II - ventiseiesima settimana

Segni di speranza
Prima di addentrarci nel post vero e proprio, sono doverose due premesse.
Innanzitutto un grazie di cuore alla Miki e al Samu che sono stati con noi per quasi tre settimane regalandoci gioia, serenità, svago, condivisioni, babysitteraggi e...del buon pecorino sardo! grazie!
In secondo luogo una breve spiegazione della foto proposta in apertura di blog: è la foglia di una pianta grassa che deve cadere nel terreno, morire e marcire per poter tornare a generare vita! segni di speranza...
Lillian è un’infermiera, o meglio un nurse-assistant: in teoria una figura professionale che dovrebbe supportare le infermiere diplomate, ma che in realtà assolve i medesimi compiti per la metà del loro stipendio!
Il nostro ospedale, come tanti altri non-profit, si regge sul lavoro di queste infermiere, quasi tutte donne. Le più anziane, quelle che erano state formate quando c’erano le Suore Comboniane, sono così esperte e affidabili, che sono in grado di trovare un accesso venoso meglio di un anestesista e spesso noi medici ci consultiamo con loro per decidere cosa fare.
Lillian però è giovane e non ha quasi nessuna esperienza. All’inizio abbiamo lavorato insieme in pediatria ed era talmente confusa e disorientata che io l’ho ribattezzata Lillian tontolona. Poi però si è dimostrata così volenterosa e desiderosa di imparare (…qualità rare da queste parti...) che io ho iniziato a darle fiducia e lei si è molto affezionata a me…ed anche io a lei…tanto che l’hanno trasferita in medicina insieme a me.
La domenica prima di Natale in medicina è deceduto un paziente, e fin qui purtroppo nulla di strano. Lillian si è resa conto che la collega con cui stava lavorando (infermiera diplomata) stava facendo qualcosa di poco limpido: ha chiesto ai parenti del defunto i soldi per pagare il conto del ricovero incaricandosi di portarli in cassa il lunedì successivo, ma poi non lo ha mai fatto.
Lì per lì Lillian ha cercato di dissuadere la collega dicendole che non è compito delle infermiere ritirare soldi, specie se sono così tanti (circa i doppio del suo stipendio!). Ma visto che la collega insisteva nella sua intenzione, lei ha riportato il fatto alla nostra caposala chiedendole però di non essere tirata in mezzo perché aveva paura di eventuali ripercussioni.
Oggi l’infermiera è stata chiamata dalla commissione disciplinare dell’ospedale per chiarire questo fatto, ma ha negato tutto. Così Lillian, anche se aveva paura, ha raccontato tutta la storia davanti al direttore sanitario e all’amministrazione.
In una società estremamente classista, dove i rapporti fra persone sono regolati più da meccanismi di vendetta, minaccia, intimidazione che non da principi di diritto che sembrano naturali da noi, un gesto come quello di Lillian è assolutamente eroico.
Una giovane donna, piccola, ingenua…come una bambina forse…ancora una volta è quella scintilla di speranza che mi fa ancora credere che l’Africa può cambiare.
… Lillian tontolona oggi l’ho ribattezzata Lillian coraggiosa!

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