giovedì 1 novembre 2012

Aber - anno II - quindicesima settimana

Straordinarietà e normalità
Dopo la straordinarietà dell'Inter-campus, eccoci ricalati nella normalità, nella quotidianità di Aber.
Dopo il boom di visite al blog della scorsa settimana (quasi 400!) piacerebbe scrivere ancora qualcosa di “spettacolare” come l'ultimo post ma, naturalmente, non è possibile. Questa settimana è passata in maniera abbastanza anonima...i “pacchi” tirati dalle insegnanti al corso di informatica, l'inizio dell'arduo compito di togliere il pannolino al Samu, il Franci che riesce a svestirsi ormai completamente da solo per andare in doccia (togliere la maglietta è stato l'ultimo step che ha richiesto parecchio tempo), la Mari che è partita per due settimane per un corso ad Angal e io che mi spupazzo i pargoli (ma d'altra parte il bello di essere famiglia è proprio questo, no?), l'album di fotografie ormai solo da stampare, la creazione del booklet del cd che ha richiesto l'impiego di tutte le mie competenze informatiche, il bel rapporto di aiuto/amicizia/collaborazione che sta crescendo con Elena (chirurgo del CUAMM ma soprattutto nostra nuova vicina di casa divenuta già indispensabile nelle gestione delle due pesti! sempre più spesso se le ritrova infatti in casa a scroccare biscotti, in cerca di qualcuno da cui farsi leggere una storia o, per ultimo, a fargli ben 3 pipì sul pavimento nel giro di 5 minuti! Dura l'Africa Elena, eh?) etc, etc.
Cosa è meglio allora, la straordinarietà o la normalità?
Non saprei, certamente la straordinarietà senza la normalità non ha senso. Non ha senso fare un mega evento senza aver creato prima delle relazioni, senza essere entrati nel tessuto sociale. Però anche la straordinarietà ha del positivo...ricarica, rilancia, da nuova forza.
Al di là di quest'ultimo aspetto crediamo comunque che la modalità migliore per essere presenti in questo posto e, più in generale, per testimoniare e condividere le proprie idee sia proprio la quotidianità e non l'eccezionalità, il silenzio e non il clamore, la perseveranza e non il “mordi e fuggi”.

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