mercoledì 21 novembre 2012

Aber - anno II - diciottesima settimana

dall'uscita principale...

La guardia della Domenica inizia alle 8am e finisce alle 8am del giorno dopo.
Se ti chiamano per la prima volta alle 8 meno 5 della domenica sai già che sarà, fuor di metafora, una...bloody sunday...
Così io ed Elena andiamo a fare un cesario, non abbiamo ancora finito quando ci fanno sapere: “ci sono altre due madri da rivedere”: in altre parole altri due cesari da fare!
In sala parto l'ostetrica ci dice: “Lei potrebbe anche partorire, ma si rifiuta di spingere”
Si rifiuta? Si rifiuta??
Io ed Elena ci guardiamo: adesso ci pensiamo noi al counselling...
Monica (così si chiama la mamma scioperante) parla inglese e mi implora di portarla in sala operatoria.
Io mi avvicino, la guardo e con la mia nota delicatezza le faccio presente che io sono l'unico dottore in ospedale fino alla mattina dopo e non ho nessuna intenzione di aprirla, quindi o spinge o aspetta 24 ore.
In realtà ho paura, non so se sto facendo la cosa giusta (difficile saperlo in questo lavoro...soprattutto visto che non è il mio lavoro...)
Decido di attingere sapienza dal manuale “Come diventare ginecologo in 5 minuti”: potremmo usare la ventosa. Elena mi incoraggia...a suo modo...“Vedrai che siamo capaci: abbiamo visto Bruno farlo almeno due volte...”
Così con la nostra sana incoscienza, convinte di fare il meglio per mamma e bimbo, e contro il parere di tutte le ostetriche che chiaramente preferiscono spedirti la paziente in sala operatoria, procediamo al cosiddetto “parto assistito”.
Ai primi due tentativi la ventosa si stacca dalla testa del bambino. Io sono sudata fradicia (e vi risparmio gli altri dettagli splatter...), ho il fiatone e mi trema il braccio. D'altra parte questo non è un lavoro da donne, soprattutto se muscolo-prive come me (…faccio fatica perfino a svitare la caffettiera!!!).
Le ostetriche mi minacciano: “Se non riesci al terzo tentativo la porti in sala”
Hanno ragione: le linee guida dicono così.
Ma 3 è il numero perfetto e così come per incanto (e soprattutto per merito di mamma Monica che suo malgrado si è convinta di essere fondamentale nella riuscita dell'impresa) la testa sguscia fuori come un tappo di spumante. A quel punto non so più cosa fare: non ho mai fatto nascere un bambino così! L'ostetrica mi apostrofa: “Giragli la testa e tiralo fuori!”
Lo appoggio sulla pancia della mamma e lui, Okello, inizia a piangere...quasi quasi anche io... è la prima volta che faccio uscire un bambino per la via principale!
 
PS (del Piccio): sarà un caso ma dopo questo episodio è successo per ben tre volte che un'infermiera chiamasse in maternità la Mari perchè una mamma non riusciva a partorire e, non appena la Pizzi faceva il suo ingresso in reparto, il bambino pensava bene di uscire da solo! Tant'è che una mamma ha voluto chiamare la figlia Maria Grazia sperando forse che anche la sua figliola possa ricevere un po' dei superpoteri di questa dottoressa-stregona "munu"!

2 commenti:

  1. ricevo questo messaggio sempre mentre sto andando a dormire (in Italia sarebbero le 4 del mattino, qui sono 24,00 da voi non so proprio???...sarà il fuso orario, la vicinanza-lonananza....e così vado a dormire sorridendo e pensandovi, siete grandi, grazie della condivisione!!!
    un abbraccio forte
    katia

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  2. Mi sembrava di vederti all'opera mentre leggevo il tuo racconto!! Non credo di riuscire a immaginare l'emozione nel sentire il pianto del piccolo Okello!
    Grande Grace!!!

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