martedì 6 marzo 2012

Aber - ventinovesima settimana

...ahi ahi ahi se faccio un figlio...
Come ormai molti di voi sanno abbiamo avuto il secondo figlio: o meglio abbiamo iniziato le pratiche!
Si tratta di Samuel un bambino di un anno orfano di madre che è stato in affido a Caterina dall'età di due settimane fino ai 10 mesi. Poi il clan ha deciso di volerlo dare in adozione e così noi ci siamo offerti (Caterina non ne aveva la possibilità).
La legge ugandese dice che il bambino deve vivere con noi per un periodo di tre anni e poi è possibile concludere l'adozione. A dirla sembra facile, e probabilmente lo è rispetto all'iter a cui bisogna sottoporsi per esempio in Italia, ma questa nuova avventura ci ha costretto ad imbatterci nella abominevole macchina burocratica ugandese: la burocrazia in Africa è ancora più assurda di tutto il resto!
Premetto che in Uganda non è obbligatorio avere un documento di identità: la maggior parte degli ugandesi nascono e muoiono senza averne uno.
Noi abbiamo iniziato chiedendoci come fare se vogliamo portare il Samu in Italia a giugno: ci vuole il visto (vedi ambasciata italiana su cui non approfondirò per questa volta...), ma per il visto ci vuole il passaporto e per il passaporto il certificato di nascita ed anche il passaporto di un genitore, il padre nel nostro caso, e non noi che per ora siamo solo gli affidatari.
Cominciamo con i certificati di nascita: li rilascia un amministratore locale denominato Local Councillor 4 (LC4). Marco chiede aiuto a Paul, un amico che conosce tale personaggio e si mettono in auto per andarlo a cercare. Non è nel suo “ufficio” (ma chi li ha mai visti gli uffici qui??) per cui si va a casa sua: dalla strada principale giri a destra, poi a sinistra, poi in fondo allo sterrato ti inoltri in un sentiero ed in 5 minuti sei nel bel mezzo della savana ed è proprio lì che da dietro un cespuglio salta fuori l'LC4 in moto: Paul si sbraccia e viene riconosciuto. Spiegata la situazione il solerte amministratore estrae dalla valigetta un blocchetto di certificati di nascita in bianco, si appoggia al cofano dell'auto e lo compila sulla fiducia inserendo i dati anagrafici riferiti da Marco. Timbro (l'elemento più importante in qualsiasi documento ugandese), scarabocchio, chiede 5000 scellini (meno di 2 euro) e rimonta in moto.
E' stato facile! Ma Paul ammonisce Marco “Perché mi conosceva altrimenti ti avrebbe fatto un sacco di domande!”. Tradotto: “Ti avrebbe spillato molti più soldi”.
Ora viene il passaporto. Prima di tutto devi chiedere assistenza a qualcuno che sappia come muoversi e che, una volta compilata la richiesta, giri per gli uffici di Kampala dove un musungo non rimedierebbe nulla se non un'ulcera o una colecistite acuta.
Ci mettiamo in contatto con Francis. Negli uffici amministrativi dell'ospedale ci danno i moduli di richiesta: due per il Samu e due per il papà del Samu. In calce va posta la firma dei LC 1, 2 e 3 (amministratori di rango via via più elevato) del luogo di residenza del richiedente. Domenica mattina si parte alla ricerca dei 3 ufficiali di pubblica amministrazione.
LC1: questo è facile. L'ospedale risulta un villaggio a sé, per cui ha il proprio LC1: un signore che il mattino presto spazza le foglie nei viali e poi siede vicino al cancello quasi tutto il giorno. Timbro, scarabocchio e via.
LC2: nel trading center (l'unica strada del villaggio degna di questo nome) incontriamo Peter (altro amico di Marco): “Conosci l'LC2?” “Si il suo ufficio è qui” e indica un bar “c'è anche la sua bicicletta ma lui non c'è! Vado a cercarlo poi ti faccio sapere”.
Noi intanto passiamo all'LC3: Caterina sa dove abita. Lo troviamo con due giornalisti che all'arrivo dei musungu vengono sbolognati senza tanti complimenti. Si fanno presentazioni e un po' di domande: questo deve far vedere che è lui che comanda, ma alla fine estrae il magico timbrino, poi apostrofa una figlia di circa 10 anni che sta lavando pentolame e questa corre dall'altra parte del villaggio. “Ho mandato qualcuno a prendere l'inchiostro” ci spiega.
Mentre aspettiamo una folata di vento sparpaglia tutti i nostri preziosi moduli con i preziosissimi timbrini il che mi fa fare uno scatto stile Michael Johnson l'anno che si è dopato alle olimpiadi: il Piccio non può credere ai propri occhi ed io ho ormai dato tutto per la causa per cui mi ritiro trascinandomi dietro gli infanti stanchi e affamati.
Al commiato l'LC3 ci avverte: “Se cercate anche l'LC2 vi conviene farlo sul presto perché fra un ora potreste trovarlo già ubriaco” (è mezzogiorno ndr).
Peter ha mandato qualcuno in bicicletta a prenderlo a casa: “Ieri sera era un po' alticcio ed è caduto facendosi male al ginocchio. Ora non si ricorda neanche più che ha lasciato la bici qui in ufficio (bar ndr). Possiamo aspettarlo qui sotto la mia veranda!”.
Aspetta, aspetta... quattro chiacchiere diventano otto... poi il Piccio prende in mano la situazione mettendo in campo tutti i suoi potenti mezzi: “E se lo raggiungessimo in auto?”. Ma quando giungono alla casa dell'amministrativo infortunato scoprono che lui è già in “ufficio” e infatti lo trovano munito di timbrino che li aspetta seduto sotto la veranda di Peter!
Bene! Il più è fatto! Ieri ci fanno sapere che l'LC2 si è dimenticato di farsi pagare: rimedieremo al più presto.
Oggi il Piccio-Asterix parte alla volta di Otwal, sperdutissimo villaggio ove dimora il papà del Samu per proseguire le sue 12 fatiche.
… “fare un figlio”...decisamente più facile alla vecchia maniera...

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