giovedì 3 novembre 2011

Aber - undicesima settimana

Questa settimana, volevamo condividere la "fredda cronaca" (per usare una celebre espressione di un profeta degli anni '90 che i più affezionati di voi a "mai dire gol" certamente ricorderanno!) dello scorso weekend. Siamo partiti venerdì per andare a Moyo a trovare una suora che gestisce una babies home (orfanotrofio per bimbi 0-6 anni). E' un paradiso terrestre a 3 chilometri dal confine col Sud-Sudan, ma per arrivarci bisogna passare attraverso l'inferno...160 km di strada sterrata che nella stagione delle piogge forma delle voragini in cui inevitabilmente vengono risucchiati i TIR diretti e provenienti dal vicini stato sudanese. Già, è l'unica strada di comunicazione tra le due nazioni! Anche noi ci siamo inevitabilmente imbattuti in questi disagi: 2 ore fermi in coda (neanche fossimo sulla A4) e il resto del tragitto a una media di 30/40 km/h...fate presto i conti di quanto abbiamo impiegato a percorrere quel tratto di strada! Per foruna con noi c'era anche sister Martina che, essendo originaria di Moyo, un po' ci tranquillizzava sulla "normalità" della situazione. Questa "normalità" è così frequente che lei erano 4 anni che non si avventurava ad andare da sua sorella perchè, ci diceva "con i mezzi pubblici non sai mai quando e se arrivi". Questa tesi è avvalorata dal fatto che, dopo questi 160 km di sterrato...arriva il bello: attraversare il Nilo! arriviamo al ferry (zattera semovibile a vapore) alle 19:05 e scopriamo che, con una puntualità del tutto inaspettata per essere in Uganda, la corsa delle 19 è già partita, ma soprattutto scopriamo che era l'ultima corsa regolare della giornata! "Dovete aspettare che arrivi qualche bus così il traghetto dovrebbe (dovrebbe?!?) fare una corsa straordinaria. Altrimenti potete dormire in macchina. Non vi preoccupate se vedete qualche coccodrillo o qualche ippopotamo basta tirargli una pietra e scappano!"...rassicurante, no?! Per fortuna dopo sole due ore arriva un bus e dopo un'altra mezz'oretta il ferry viene a recuperarci. Ormai la notte è inoltrata, il buio africano ci avvolge. Ci imbarchiamo su questa barcarola che si avventura sulle nere acque del Nilo e, solo grazie agli abbaglianti della prima macchina salita a bordo, riesce a farsi strada nelle tenebre. Per fortuna la traversata è abbastanza breve, arriviamo sull'altra sponda e dopo un'oratta di strada, alle 22:30 arriviamo alla babies home.Qui ci accoglie sister Maureen, ci fa vedere la nostra stanza, ci da la cena e poi, finalmente, tutti a letto.
Il giorno dopo c'è una celebrazione per fare un po' di raccolta fondi per l'orfanotrofio: 2 ore e mezza di discorsi incomprensibili dopodiché fortunatamente riusciamo a liberarci e, dopo un riposino, finalmente a visitare un po' questo incantevole posto: colline e montagne verdi a perdita d'occhio; fiori di un colore intensissimo, alberi dai frutti grandi e profumati; l'ambiente incontaminato dall'uomo (solo adesso riusciamo ad apprezzare la mancanza di asfalto!); un silenzio e una pace che sembrano surreali. Nella seconda parte del pomeriggio, quando anche la suora riesce a liberarsi dalla festa, visitiamo un po' l'orfanotrofio: 75 bimbi tra i 0 e i 6 anni abbandonati. Alcuni di loro hanno ancora un genitore che però non riesce a prendersi cura del proprio figlio, così per un po' di tempo lo deposita lì, quando sarà più grande e potrà essere utile per lavorare nei campi o pascolare gli animali, forse, verranno a riprenderlo. La legge ugandese lo permette. Altri invece sono stati proprio abbandonati e ritrovati dalla polizia. Sono divisi per età: in una stanza i "primi mesi", in un'altra i "6 mesi - 1 anno", in un'altra ancora gli "1 anno - 3 anni" e, in fine, i più "grandi". Gli spazi sono abbastanza ben curati e un po' di "mamme" si prendono cura di loro. Proprio mentre passiamo davanti al refettorio, escono una ventina di nanetti che si dirigono da soli verso i bagni, si spogliano completamente prima di entrare e poi aspettano di essere lavati...il pasto ha lasciato segni visibili in ogni parte del loro corpicino e l'igiene è importante! Dopo cena andiamo a dormire, il giorno dopo ci aspetta il viaggio di ritorno! Ma la domenica, prima di partire, l'inevitabile messa di due ore e mezza...belle le messe africane, piene di balli e di canti...però se durassero la metà sarebbero ancora meglio!
Ci rimettiamo in macchina alle 11 e decidiamo di fare un'altra strada rispetto all'andata, più lunga ma più tranquilla: 430 km di cui 150 di uno sterrato accettabile.
Ore 18:30 siamo a casa...già, per la prima volta da quando siamo qui, ci sentiamo veramente a casa!

2 commenti:

  1. Se non fate un mucchio di fotografie... Vi picchiamo!!! Promesso!!!
    Siamo felici che tutto proceda bene... Forza, ragazzi! Un abbraccio Miriam ed Ivan

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  2. Detto fatto... Brava, Pizzi! Inizi a capire come fare nella gestione del blog... molto bene... documentazione fotografica esauriente... Ti voglio vedere all'opera in ospedale... con tanto di camice e fonendoscopio... quindi attendo...
    Ti abbraccio! Scherzi a parte grazie per le fotografie... E' un piacere vederle! Bacio Miriam

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