Piccioni
d'Uganda
Anche se
l'episodio che voglio condividere questa settimana risale ad un paio
di mesi fa, credo che valga la pena di essere raccontato per capire
(forse) un po' di più di come ragiona la gente di qua ma
soprattutto, modestia a parte, per celebrare la mia ascesa tra la
schiera dei Santi!
Al
momento della nostra partenza per la Tanzania, la moglie di Mustafà
aspettava un bimbo che sarebbe dovuto nascere da lì a poco. Ed in
effetti mentre navigavamo tra un isolotto e l'altro ci è arrivata la
lieta notizia della venuta al mondo di un bel torello di quasi 4Kg.
Naturalmente, al nostro ritorno ad Aber, una tra le prime cose che
faccio è telefonare al neo-papà per congratularmi. Durante la
telefonata mi dice qualcosa del tipo “vieni a trovarmi che il tuo
omonimo ti aspetta”. Wow, che onore Mustafà aveva deciso di
chiamare suo figlio Marco. Così, dopo averlo ringraziato, gli
assicuro che il prima possibile sarei andato a trovarlo.
Il
pomeriggio successivo mi avvio verso il compound di capanne in cui
vive Mustafà e vengo accolto da Mustafà stesso e da una sua
nipotina. Dopo essermi congratulato anche di persona mi viene
spontaneo di chiedere “Beh, dov'è Marco?” vedo che fa una faccia
un po' strana e mi risponde “Marco? Chi è Marco?” il mio primo
pensiero è di aver fatto l'ennesima figuraccia – forse avevo
capito male per telefono, non l'ha chiamato Marco – e mi scuso
subito cercando di spiegare il malinteso. “No, non c'è nessun
malinteso, lo voglio chiamare veramente come te mio figlio ma non
Marco, gli voglio dare l'altro tuo nome anche se adesso non me lo
ricordo bene” “no, no, no! Ferma tutto non vorrai mica chiamarlo
Piccione?” “Sì, esattamente, non me lo ricordavo ma voglio
chiamarlo proprio Piccione”. Allibito cerco di dissuaderlo in tutti
i modi da questa malsana idea “ma no, chiamalo Marco ma non
Piccione!”. Niente da fare ormai è deciso, il figlio di Mustafà
si chiamerà Piccione. Incuriosito e un po' intimorito provo a
chiedere qual è il secondo nome che gli vuole dare e mi risponde
“Jafar! Jafar Piccione is beautifull!”
Sì, una
meraviglia!
Ormai
rassegnato anch'io dal fargli cambiare idea non c'è altro da fare
che accettare questo nuovo ed ennesimo no sense!
Dovete
sapere che da queste parti è abbastanza comune sentire nomi italiani
perché sono passati diversi dottori e molti preti ma, per quanto ne
so io, “l'onore” di dare il cognome di un'altra persona al
proprio figlio veniva riservato solo ai Santi. Che dire caro Jafar
Piccione, quando ti troverai a scuola con un Daniel Comboni o un John
Bosco e ti chiederanno da dove viene il tuo nome, dì semplicemente
che è il nome di un amico di papà e, dopotutto, ritieniti fortunato
perché almeno qui la gente non sa cosa vuol dire Piccione!
Ciao carissimi!!
RispondiEliminacome mi mancate!!
Che fa Franci con quel cerotto in testa?
Comunque il loro modo di ragionare non cambia....neanche se il bimbo di colore nasce in Italia.....qualche mese fa una mia paziente si è presentata dall'impiegata del comune per dare nome alla sua nuova nata: Molinari! Si, voleva chiamarla Molinari di nome (meno male che qui la solerte impiegata dell'anagrafe glielo ha impedito!).
Un abbraccio a tutti!