Sistema mafioso
Se è vero che due
indizi fanno una prova, ora ho la certezza che il sistema ugandese
locale (lasciando stare, per questa volta, quello nazionale) è
assolutamente mafioso. Con questo termine intendo un sistema in cui,
se cerchi di portare avanti qualche attività per garantire i diritti
di tutti, per assicurare la trasparenza e per aiutare i più
bisognosi ma, sfortunatamente (e per altro quasi sempre
inevitabilmente) vai a rompere le scatole a chi ha il potere, si
innescano dei meccanismi di gelosia, di ricatto e, a volte, di paura
e intimidazione che diventano difficili da ignorare. Tutto questo,
ancora una volta, rende l'intervento del bianco inutile se non, a
volte, addirittura dannoso.
Ma provo a spiegarmi
meglio descrivendo brevemente alcune situazioni che, credo, non
abbiano bisogno di nessun particolare commento.
Eunice: è una ragazza
del St.Clare con cui fin dal mio arrivo abbiamo stretto un buon
rapporto. Una ragazza molto in gamba. Con lei abbiamo cercato di far
capire alle suore l'importanza di mandare le ragazze alla miglior
scuola possibile (lei è riuscita ad entrare ad Aboke), l'importanza
di fare attività extra curricolari e altre piccole questioni interne
all'organizzazione del St.Clare. Il risultato è che le suore hanno
iniziato a metterle i bastoni tra le ruote un po' in tutto. Ultimo
episodio è di settimana scorsa quando Eunice, dopo aver fatto una
crisi isterica (con tanto di ricovero in ospedale) per una lettera di
suo zio (attuale tutore) in cui scriveva parole molto cattive
(soprattutto sui suoi genitori morti) ha chiesto di rimanere al
St.Clare durante le vacanze per paura di tornare a casa. Da parte
delle suore c'è stata una chiusura totale. Cosa forse ancora più
grave è che lei ha avuto paura di parlare con il parroco (anche lui membro
del St.Clare) chiedendo di poter restare perchè temeva le
ripercussioni che avrebbero potuto farle le suore per aver
“denunciato” la cosa al prete.
Francis: E' un ragazzo
che, caso più unico che raro qui, non manda a dire le cose ma te le
dice in faccia. Certo, con una modalità a volte non ineccepibile, ma
per un ragazzo di 21 anni direi più che accettabile. E' lo scout a
cui avevamo “sponsorizzato” l'esperienza in Burundi e con cui, da
allora, abbiamo condiviso tanto dei problemi dell'orfanotrofio per
poi riportarli ai donors. A dicembre ha finito la secondary 4 e da
allora sta chiedendo alle sister di aiutarlo a procurarsi un
“application” per la nuova scuola (le sister dovrebbero dargli
dei soldi per il trasporto e approvarne la scelta). Tutto ciò che
ha ricevuto fin'ora sono stati due secchi no su due proposte che
aveva fatto e un “vai a casa a procurarti l'application da solo poi
torna e, se ci va bene, ti pagheremo le school fees”.
Morish: con lui sto
solo facendo un piccolo corso di computer durante le ore libere che i
ragazzi hanno a scuola. Dato che durante le ultime vacanze le suore
avevano impedito a dei ragazzi di venire a casa mia (neanche fosse
una cosca di facinorosi!) abbiamo deciso di farlo durante le ore
libere che i ragazzi hanno durante la giornata scolastica chiedendo
quindi il permesso alla direttrice della scuola. Per questo è stato
semplicemente deriso e sfottuto dalle sister davanti agli altri con
frasi del tipo: “sei sempre a casa di Marco, ha deciso di portarti
in Italia?” o altre cose simili.
Paul: è un catechista.
Tramite di lui ho contattato il gruppo di ragazzi con cui ho iniziato
il progetto di microcredito e a lui ho chiesto di sostituirmi nella
riscossione delle rate mensili quando partirò. Il fatto di non aver
sostenuto dei ragazzi della cappella di Atapara (dove risiede il
parroco) ha suscitato delle gelosie che hanno spinto il parroco
stesso (che si è visto escluso dalla possibilità di mettere le sue
mani sui soldi) a trasferire Paul in un'altra cappella molto piccola.
Questo vuol dire per il catechista meno offerte settimanali (di cui,
una parte costituisce il suo salario) e meno stimoli. Oltre che, in
questo caso, un allontanarsi dal progetto iniziato con i giovani.
Certo, Eunice poteva
andare un po' meno fuori dagli schemi delle sister e non evidenziare
le carenze nella gestione del St.Clare; Francis poteva stare un po'
più zitto su alcune strane movimentazioni di soldi fatte dalle
suore; Morish poteva rinunciare ad il suo corso per non andare contro
una decisione presa; Paul poteva farsi i fatti suoi e non pensare ai
giovani di Kamdini. Tutti loro avrebbero avuto dei piccoli vantaggi
personali a breve termine ma, per fortuna, hanno deciso di fare
scelte diverse.
Come scrivevo settimana
scorsa: “la liberazione è un parto, un parto doloroso”...e solo
la gente di qua con scelte un po' coraggiose, anche a discapito di
alcuni vantaggi personali, deve decidere di andare contro il sistema
classista e precostituito così da poter far crescere piano piano la
vera giustizia e la vera libertà!
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