Conseguenza di quanto si vede nella foto è il mio scarso ricordo dell'accaduto durante la domenica missionaria mondiale! Che ci volete fare...missione è anche questo: condividere le usanze di un posto! (Quella nella tanica è birra locale! sostanza non meglio specificata!). Per tale ragione ho pensato di lasciare la parola al Vescovo di Lira o, meglio, di riportare la Sua lettera per questa giornata speciale:
20
Ottobre 2013 – Giornata Missionaria Mondiale
Festa
dei Beati martiri Gildo Irwa e Davide Okello
Carissimi,
sono
tante le cose che vorrei condividere con voi in questa mia lettera in
occasione della Giornata Missionaria Mondiale. Nel turbinio di fatti
ed avvenimenti degli ultimi mesi, tento di segnalare alcuni momenti e
situazioni particolarmente importanti per il mio cammino personale e
per la vita della diocesi.
Lo
scenario di fondo in cui inquadrarli ѐ quello di un’Uganda che
pochi giorni fa ha compiuto 51 anni di indipendenza. Un paese ancora
giovane, caratterizzato da segni di indubbio progresso ma anche da
grandi problemi e contraddizioni che rischiano di ritardare e
comprometterne lo sviluppo. Mentre il governo annuncia con orgoglio
un tasso di crescita economica del 5,8 % nell’ultimo anno, al tempo
stesso si rimangia la promessa fatta l’anno scorso agli insegnanti
di aumentare del 20% il loro salario. Concretamente, su un salario
mensile equivalente a circa 94 euro si tratterebbe di trovare ed
aggiungere altri 18 o 19 euro. Ma nel bilancio governativo non ci
sono più soldi per l’istruzione. Conseguenza: il terzo trimestre ѐ
iniziato con un grande sciopero degli insegnanti, ora rientrato dopo
la nuova promessa di un aumento del 25% per l’anno prossimo.
Vedremo. Sta di fatto che gli insegnanti sono mal pagati ed un
sondaggio rivela che, avendone la possibilità, l’84% dei maestri
elementari nelle scuole governative pensa di lasciare l’insegnamento
nei prossimi due anni. A farne le spese saranno naturalmente i
bambini. Su una popolazione di circa 33-34 milioni di abitanti, i
bambini sono 11,5 milioni. Di questi, 2 milioni fra i 5 e 17 anni
hanno già perso la corsa, cioè non vanno o hanno smesso di andare a
scuola, alimentando le file del lavoro minorile. Non ѐ che in altri
settori le cose vadano meglio. Oltre il 40% del personale sanitario
negli ospedali e dispensari governativi risulta spesso “assente dal
lavoro”. Ragione: salario insufficiente, spesso pagato con mesi di
ritardo. E così medici e infermieri cercano di arrangiarsi per
mantenere la famiglia.
Lango
Convocation. Oltre ai problemi di carattere economico, il paese
deve fare i conti con le ferite profonde e non ancora rimarginate che
provengono dalle divisioni, violenza e guerre che ne hanno segnato la
storia. Il male fatto e subito ha lasciato la sua traccia nel cuore
della gente. C’ѐ bisogno di un cambiamento profondo, di una vera
conversione. Una radicale inversione di rotta personale e sociale,
un cammino di pentimento e riconciliazione, unico fondamento per una
pace vera e duratura. Per questo, dopo mesi di preparazione, come
Forum dei Leaders Religiosi in Lango abbiamo lanciato e celebrato a
Lira dal 23 al 26 Settembre la Lango Convocation. Una
iniziativa ecumenica che ci ha visto lavorare, riflettere e
soprattutto pregare insieme: cattolici, anglicani, pentecostali e
gruppi di altre denominazioni, rappresentanti di tutte le età,
categorie e professioni, leaders tradizionali, politici,
amministratori a vari livelli, parlamentari, professionisti e uomini
d’affari, contadini, insegnanti, uomini e donne, giovani e anziani.
Tutti uniti dal mattino al tardo pomeriggio, digiunando, ascoltando e
meditando la Parola di Dio, e soprattutto pregando insieme. L’idea
di fondo ѐ stata il riconoscimento che in vari tempi ed occasioni
nel corso della storia dell’Uganda ognuno di noi personalmente,
ogni gruppo etnico o religioso, ogni partito politico ha commesso
degli sbagli e ha fatto del male ad altre persone, a membri di altri
clan, tribù, denominazioni religiose o partiti politici, ma che
ognuno ѐ stato a sua volta vittima di ingiustizie da parte di altre
persone e gruppi. Abbiamo quindi tutti bisogno di chiedere perdono a
Dio e a tutti coloro che abbiamo offeso, come pure abbiamo il dovere
in quanto credenti di perdonare a nostra volta chi ci ha fatto del
male. Riconoscendo che riconciliazione e perdono reciproco sono
l’unica strada per una vera pace e unità fra tutti gli ugandesi.
Per questo abbiamo invitato rappresentanti dei due gruppi di clan che
attualmente stanno lottando fra di loro per il potere fra i Lango,
come pure i rappresentanti delle altre tribù (Acholi, Karamojong,
Alur, Logbara, Madi, Kakwa, Baganda, Banyoro, ecc.) con cui ci sono
state tensioni e conflitti. Naturalmente, non tutti hanno visto di
buon occhio la nostra iniziativa. C’ѐ chi ha tentato di
politicizzarla, presentandola come una presa di posizione a favore di
un gruppo contro i suoi avversari. Siamo stati attaccati, sui
giornali e alla radio. Assieme al vescovo anglicano e a quello
pentecostale siamo stati ospiti di varie stazioni radio, chiarendo
che si trattava di un’iniziativa puramente religiosa. C’era chi
si opponeva decisamente al fatto che i Langi dovessero chiedere scusa
ad altre tribù, nel timore di venire etichettati come gli unici o
principali responsabili dei massacri ed ingiustizie perpetrati in
Uganda. Non tutti erano pronti al riconoscimento e perdono reciproco
dei torti fatti e subiti nei rapporti fra protestanti e cattolici.
Non ѐ stato facile, ma ne ѐ valsa la pena. Evidentemente, questi
tre giorni non hanno risolto tutte le tensioni ed i problemi. Ma sono
stati un passo nella direzione giusta, un cammino che deve
continuare. Certamente qualcosa ѐ già successo. Sono stato
testimone di episodi commoventi, di gesti che solo la grazia di Dio
ha potuto ispirare e dare la forza di compiere. Ho visto gente la cui
famiglia era stata massacrata da Idi Amin più di trent’anni fa
abbracciare uno dei figli del dittatore, Jafar, mussulmano,
perdonando l’uccisione dei propri cari. Ho ascoltato con crescente
commozione il racconto di una donna Lango che viveva a Kampala ai
tempi del presidente Obote, quando i Langi venivano accusati dei
saccheggi e massacri compiuti nella zona di Lwero fra i Baganda:
“Giunta all’ospedale di Mulago per partorire il mio secondo
figlio, l’ostetrica prende le mie generalità e mi chiede a quale
tribù appartengo. Saputo che sono Lango, mi guarda con ostilità e,
nonostante fossi già in preda alle doglie, lascia che mi arrangi a
salire e sistemarmi sul lettino ginecologico. Dopo il parto, vedendo
che si trattava di un maschio, mi rinfaccia: ‘Sei venuta qui a
mettere al mondo un altro ladro e assassino?’ Gli taglia il cordone
ombelicale e, dopo una medicazione sommaria, sparisce. Abbandonato,
senza ulteriore attenzione medica, il bambino perde sangue, si
infetta e muore. L’indomani, prima di mandarmi a casa, la stessa
ostetrica mi inserisce in corpo una tale quantità di garze, cotone e
quant’altro da bloccare le mie funzioni fisiologiche tanto che solo
dopo vari giorni, per grazia di Dio, sono riuscita ad espellere il
materiale evitando il peggio”. Ciò che più mi ha toccato il
cuore ѐ stato vedere questa donna inginocchiarsi in lacrime di
fronte ai rappresentanti della gente di Lwero assicurandoli che
perdonava il torto subito, e chiedendo lei stessa perdono per aver
conservato rancore nei confronti della loro tribù per oltre
trent’anni…. In un’atmosfera di preghiera, molti altri hanno
perdonato e chiesto perdono per le ferite subite o inflitte in
passato. E’ stata una vera esperienza di guarigione e di
liberazione dal male. Personalmente sono stato edificato ed ho
imparato molto dalla fede delle persone semplici, dei laici. E ciò
mi ha aiutato a vivere meglio le difficoltà e tensioni emerse in
questi ultimi mesi all’interno della diocesi.
Tensioni
in diocesi. La mancanza di spazio mi impedisce di dilungarmi
su questo punto. Indubbiamente stiamo vivendo un momento difficile.
Come in ogni famiglia, anche in diocesi ci sono problemi di rapporti
sia a livello di singoli che fra gruppi diversi, laici,
sacerdoti; spesso il primo che ci va di mezzo ѐ il vescovo in
quanto responsabile ultimo dell’andamento della Chiesa locale. Il
tentativo di mettere ordine in certi settori ha incontrato
resistenza ed opposizione, che si esprimono in varie forme, senza
troppi riguardi per la verità ed ancor meno per la carità fraterna
e comunione che dovrebbe caratterizzare la nostra comunità
cristiana. Non ѐ certo una novità. La croce ѐ parte essenziale
della nostra vocazione di discepoli di Cristo. San Daniele Comboni,
canonizzato proprio dieci anni fa, diceva che le opere di Dio
nascono e crescono ai piedi della croce. Siamo quindi sulla buona
strada! Devo comunque ringraziare il Signore per le manifestazioni
di solidarietà e affetto da parte di tanta gente semplice, oltre che
dei miei fratelli vescovi. A voi tutti, cari amici, chiedo l’aiuto
di una preghiera per me, i miei sacerdoti e i laici.
25mo
anniversario della morte del primo vescovo di Lira. Venticinque
anni fa, il 12 Ottobre 1988, moriva Mons. Cesare Asili,
ugandese. Gli mancavano due settimane a compiere 20 anni di
episcopato. Sull’immagine-ricordo, preparata per l’occasione ma
distribuita solo il giorno del suo funerale, aveva scritto: “Andiamo
avanti tutti insieme per costruire questa nostra diocesi come
famiglia del popolo di Dio, e farne una vera casa in cui regnino
l’amore di Dio e la carità fraterna. Manteniamo viva la fede in
noi e diffondiamola dovunque!” Oggi, la sfida ѐ ancora la stessa.
Ce lo ricorda Papa Francesco nel messaggio per la Giornata
Missionaria Mondiale: “La fede ѐ dono prezioso di Dio”, da
diffondere e testimoniare ovunque, in Italia come in Uganda. E’ la
nostra missione. Auguriamoci a vicenda di fare tutti la nostra parte,
donando amore, perdono, pace e amicizia a tutti i nostri compagni di
viaggio. Pregate per me, e che il Signore vi benedica!
P.
Giuseppe
Nessun commento:
Posta un commento