Ciao, ciao mare…
In verità di mare
ne abbiam visto ben poco, ma in compenso abbiam visto un mare di persone! Credo
che questo gioco di parole (sicuramente
discutibile in quanto a simpatia) possa riassumere bene le nostre vacanze: poco
relax ma tanti incontri e tanta condivisione…alla fine era proprio questo di
cui avevamo bisogno: staccare la spina dalla quotidianità di Aber e abbracciare
un po’ di parenti e amici! Chi di sfuggita, chi più assiduamente, chi solo di
passaggio, chi con più tempo a disposizione, chi quasi per caso, chi invece in
modo pianificato… ogni incontro è stato una possibilità per aggiornarsi a
vicenda, sorridere delle difficoltà che
in ogni parte del mondo si incontrano, pianificare il futuro o, a volte,
semplicemente condividere…una fiorentina che ha soddisfatto il nostro
fabbisogno annuale di proteine e ferro!Purtroppo non
siamo riusciti a vedere proprio tutti…perdonateci! l’anno prossimo avremo più
tempo a disposizione!
Ci piaceva condividere
in questo primo post del terzo anno una sensazione e una riflessione:
La sensazione è
una sensazione piacevolissima di sentirsi parte di un gruppo. Nasce
dall’assemblea nazionale dei laici comboniani a cui abbiamo avuto la
possibilità di partecipare. E’ stata una “3 giorni” molto intensa ma
assolutamente importante per fare una full immersion di combonianità e di
comunità. Proprio di questo abbiamo sentito la mancanza in questo anno passato
e soprattutto da quando Caterina è rientrata in Italia. Gli interventi dei
relatori centrati sull’agire missionario di Gesù e su cosa intendeva il Comboni
per missione nel suo “Piano di rigenerazione dell’Africa” ci hanno poi ridato
fiducia e rinfrancato sul nostro modo di essere presenti qui ad Aber.
La riflessione
riguarda invece gli stili di vita così diversi tra Italia e Africa. Tra le
mille differenze ci piaceva soprattutto sottolineare quella legata al “fare”.
La sensazione che abbiamo avuto è che, siccome in Italia abbiamo tantissimi
mezzi (tecnologici, mezzi di trasporto, etc) il “poter fare” si trasformi in un
“dover fare” mille cose con tanto di malessere se non si riesce a riempire ogni
secondo della giornata. Un esempio banale è l’andare a fare la spesa… in Italia
è un riempitivo per la mezz’ora libera che si ha tra un impegno e l’altro…qui
ad Aber io devo dedicargli un’intera giornata perché devo fare 140 km tra
andare e tornare e perché non posso andarci tutti i giorni. Come questo esempio
ce ne sarebbero mille altri…negli ultimi giorni italiani siamo arrivati a fare
la merenda a casa di alcuni amici, l’aperitivo al bar con altri e a scroccare
la cena da altri ancora! Qui ad Aber, se vai a casa di qualcuno ci devi
rimanere almeno mezza giornata per “ammortizzare” il tempo investito per raggiungerlo.
La speranza è che quando torneremo in
Italia riusciremo a coniugare la fortuna italiana di avere molti mezzi con la
ricchezza africana di non farsi angosciare e manipolare dalla frenesia.
Uffa avevo appena scritto un mio commento-saluto ma...l'ho perso nell'invio ( o forse ve ne arriveranno due insieme! ).
RispondiEliminaDicevo che mi dispiaceva non avervi potuto incontrare in Italia ma spero sempre di potervi rivedere ad Aber e ce la metterò tutta perchè ciò avvenga.
Vi abbraccio con le due piccole pesti,
zio Vito