Io non leggo
Oggi è arrivato un
paziente che non aveva davvero niente di nuovo o di insolito.
Maschio, 35 anni
dichiarati, almeno 50 dimostrati, alto e magro, faccia scavata,
febbricitante, tossisce da mesi.
Anche se non sei medico
solo a guardarlo puoi capire cosa ha: la peste del ventunesimo secolo
(o ventesimo?...bhe sicuramente qui sarà anche quella del
ventunesimo!).
E qui ad Aber la metafora
di manzoniana memoria calza a pennello.
Solite domande sui
sintomi e sui disturbi, poi chiedo se prende già la terapia.
Si prende dei farmaci.
Bene, quali?
Non si sa: ha lasciato a
casa la propria documentazione medica.
Bhe non si ricorda il
nome delle medicine?
E qui la risposta mi
sconcerta. Forse perché ultimamente capisco quasi tutto quello che i
pazienti dicono in Lango. Non che lo sappia parlare, ma in ospedale,
in un contesto a me noto e con una terminologia tutto sommato
limitata ho una certa autonomia.
Così capisco che il
paziente risponde testualmente: “Non lo so. Io non leggo” che si
potrebbe poi intendere: “Non lo so perché non so leggere”, o
meglio “Non lo so perché non ho studiato”.
Ma l'asciuttezza della
risposta che sono riuscita a cogliere in originale mi ha spiazzata e
disarmata. Mi ha fatto sentire tutto il peso e la sconfinatezza della
miseria che mi circonda e che mi ha circondato in questi anni qui ad
Aber.
Non che non sapessi che
ci possono essere miei coetanei che non sanno neanche leggere, ma
come sempre quando una tale condizione di mancanza e privazione
prende forma e carne davanti ai tuoi occhi lascia sempre un po'
storditi.
Io non me la riesco
neanche a immaginare la vita senza poter leggere una poesia di Neruda
o una vignetta della settimana enigmistica o semplicemente la
scadenza dello yogurt.
Forse lui non legge
freddi tratti di inchiostro su una pallida carta, ma sa leggere il
cielo, la terra, il sole e la luna, i semi e i frutti...tutto un
altro alfabeto a me ignoto!
Questo mio coetaneo
(forse...ma è verosimile perché la moglie che lo accompagnava aveva
con sé un bambino di neanche un anno!) verrà ammazzato da qualcosa
di cui non è neanche capace di leggere il nome abbreviato. Tre
lettere in fila HIV che lui non sa riconoscere.
Su questa affermazione:
“Io non leggo” - secca, ma enorme, sproporzionata- crolla ogni
intendimento, ogni progetto, ogni tentativo di sviluppo che prescinda
dallo scardinare tutte le forze che impediscono a questo popolo di
acquisire una loro auto consapevolezza, una loro coscienza, di
rivendicarsi come soggetti di diritti, almeno quelli universali
dell'uomo.
Vi abbraccio colò cuore, cari Piccio e vi aspetto a Roma,
RispondiEliminaZio Vito