mercoledì 2 luglio 2014

Aber - anno III - trentasettesima settimana

Io non leggo

Oggi è arrivato un paziente che non aveva davvero niente di nuovo o di insolito.
Maschio, 35 anni dichiarati, almeno 50 dimostrati, alto e magro, faccia scavata, febbricitante, tossisce da mesi.
Anche se non sei medico solo a guardarlo puoi capire cosa ha: la peste del ventunesimo secolo (o ventesimo?...bhe sicuramente qui sarà anche quella del ventunesimo!).
E qui ad Aber la metafora di manzoniana memoria calza a pennello.
Solite domande sui sintomi e sui disturbi, poi chiedo se prende già la terapia.
Si prende dei farmaci.
Bene, quali?
Non si sa: ha lasciato a casa la propria documentazione medica.
Bhe non si ricorda il nome delle medicine?
E qui la risposta mi sconcerta. Forse perché ultimamente capisco quasi tutto quello che i pazienti dicono in Lango. Non che lo sappia parlare, ma in ospedale, in un contesto a me noto e con una terminologia tutto sommato limitata ho una certa autonomia.
Così capisco che il paziente risponde testualmente: “Non lo so. Io non leggo” che si potrebbe poi intendere: “Non lo so perché non so leggere”, o meglio “Non lo so perché non ho studiato”.
Ma l'asciuttezza della risposta che sono riuscita a cogliere in originale mi ha spiazzata e disarmata. Mi ha fatto sentire tutto il peso e la sconfinatezza della miseria che mi circonda e che mi ha circondato in questi anni qui ad Aber.
Non che non sapessi che ci possono essere miei coetanei che non sanno neanche leggere, ma come sempre quando una tale condizione di mancanza e privazione prende forma e carne davanti ai tuoi occhi lascia sempre un po' storditi.
Io non me la riesco neanche a immaginare la vita senza poter leggere una poesia di Neruda o una vignetta della settimana enigmistica o semplicemente la scadenza dello yogurt.
Forse lui non legge freddi tratti di inchiostro su una pallida carta, ma sa leggere il cielo, la terra, il sole e la luna, i semi e i frutti...tutto un altro alfabeto a me ignoto!
Questo mio coetaneo (forse...ma è verosimile perché la moglie che lo accompagnava aveva con sé un bambino di neanche un anno!) verrà ammazzato da qualcosa di cui non è neanche capace di leggere il nome abbreviato. Tre lettere in fila HIV che lui non sa riconoscere.

Su questa affermazione: “Io non leggo” - secca, ma enorme, sproporzionata- crolla ogni intendimento, ogni progetto, ogni tentativo di sviluppo che prescinda dallo scardinare tutte le forze che impediscono a questo popolo di acquisire una loro auto consapevolezza, una loro coscienza, di rivendicarsi come soggetti di diritti, almeno quelli universali dell'uomo.

1 commento:

  1. Vi abbraccio colò cuore, cari Piccio e vi aspetto a Roma,
    Zio Vito

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