mercoledì 10 luglio 2013

Aber - anno II - cinquantunesima settimana

P.O.Box generation VS .com generation

Domenica scorsa sono andato al Visitation Day della Saint Mary Magdalene Secondary School. Come molti di voi ormai sapranno avendo letto altri post, qui in Uganda le scuole possono essere “day” o “boarding”. Nelle prime gli studenti vanno ogni mattina a scuola e al termine delle lezioni tornano a casa, nelle seconde invece vivono lì per tutto il term (il trimestre). Le secondary school sono quasi esclusivamente boarding. Così, per consentire a parenti e ad amici di incontrare i loro cari ragazzi impegnati a scuola, solitamente vengono organizzati questi visitation day in cui la scuola è aperta ai visitatori. Dato che durante le ultime vacanze alcune ragazze del St.Clare mi avevano invitato ad andare a trovarle, domenica scorsa sono stato loro ospite nella loro scuola. Come dicevo, in teoria dovrebbero andare i guardians a trovarli (essendo le ragazze del St.Clare per lo più orfane) e, nell’occasione, parlare anche con i professori. Purtroppo però, per i soliti motivi economici, chi segue più da vicino i ragazzi (i guardians appunto) non ha i soldi per il trasporto e così la stragrande maggioranza delle volte non c’è nessuno che va a trovarli. Le suore da parte loro dicono che non vanno per responsabilizzare i guardians (condivisibile) e perché anche per loro è un costo (scandaloso dato che proprio stamattina stavano scartando una televisione a schermo piatto con tanto di decoder e parabola). L’accoglienza è stata molto calorosa, le ragazze erano entusiaste e si è risvegliato in loro l’orgoglio di essere studenti di quella scuola. Mi hanno fatto visitare gli spazi e gli edifici e poi ci siamo seduti a chiacchierare del più e del meno. Successivamente sono anche andato a colloquio con i professori. La mia idea era quella di andare con qualche ragazzo grande del St.Clare ma purtroppo le suore me lo hanno impedito perché il contatto femmine-maschi è sempre visto con grande sospetto. L’unico a cui hanno permesso di venire è Roger, un ragazzo che è entrato in seminario l’anno scorso e che quindi, forse, non viene ritenuto “a rischio”. Come forse si intuisce da queste righe, non è un periodo facilissimo con le suore, ci sono spesso motivi di discussione e i punti di vista sono differenti su molte proposte. Così mentre andavamo a Lira ho chiesto a Roger quale fosse il sentire comune dei ragazzi dell’orfanotrofio nel confronto delle suore. La risposta è stata: “Sometimes there is a gap between the P.O.Box generation and the .com generation”. Sullo scontro generazionale si è scritto tanto e sicuramente è una delle sfide più grosse in ambito educativo, ma queste definizioni mi hanno colpito e mi hanno fatto pensare. Se da noi dopo la generazione che aveva la casella all’ufficio postale c’è stata quella con la casella di posta all’indirizzo di casa, poi la generazione del telefono fisso, successivamente la generazione della televisione, poi la generazione del cellulare e, in fine, quella di internet. Qui il salto è stato diretto dalla P.O.Box alla .com qui c’è ancora la convivenza di chi non ha i servizi essenziali come l’acqua e la corrente e chi ha il IPad. A parte i discorsi sui diritti e di giustizia ed equità sociale su cui abbiamo altre volte riflettuto, penso che tutto questo abbia un riscontro anche in ambito educativo creando distanze enormi tra i giovani e gli adulti e le conseguenti difficoltà relazionali. In questo ambito penso che l’ “educazione con bastonate” generation venga a scontrarsi con la fin eccessiva “libertà ai giovani” generation che comunque è arrivata fin qui tramite i video, la musica e internet. Da noi si sono succedute diverse ideologie dalle più proibizioniste alle più liberali, poi sono arrivati alcuni pedagoghi come la Montessori o altri che hanno suggerito diversi strumenti e, malgrado tutti questi tentativi, la relazione intergenerazionale rimane sempre molto complessa. Qui, l’unico strumento educativo che è mai esistito erano le Small Christian Community in cui c’era l’occasione di tramandare oralmente i valori e l’educazione dagli adulti ai giovani, ma la guerra si è portata via anche questo. Oggi le scuole sono le uniche agenzie educative ma, come ben noto, il numero medio di studenti per classe si aggira intorno ai 100 e potete quindi immaginarvi quale possa essere il rapporto tra insegnati e studenti. Ora, lungi da me il voler in qualche modo scusare le suore per alcuni loro comportamenti però, forse, qualche attenuante potrebbero anche averla.

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