mercoledì 7 settembre 2011

...finalmente...pizzi-post

Sono passate 3 settimane dalla nostra partenza, e solo ora provo a scrivere qualcosa.
Il primo impatto con l'Africa questa volta me lo aspettavo più soft...errore! Il primo impatto con
l'Africa è sempre una botta...ogni volta è sempre come la prima volta!
Iniziando dall'angoscia, quasi inspiegabile dei primi giorni, sicuramente associata alla grande
stanchezza ed ai 1000 piccoli disagi che si trovano qui, per continuare con il fatto del non capirsi
con la gente, con il non sapere bene cosa fare, con le condizioni dell'ospedale e dei pazienti, con
l'essere continuamente osservati, con gli odori...
Poi le cose sono andate migliorando.
La vita qui è molto lenta e routinaria, e questo è un bene.
Al mattino io vado in Ospedale, nel reparto di Medicina insieme a Caterina, Laica Missionaria
Comboniana anche lei, che è qui da 2 anni ormai.
Per ora sono in affiancamento perché non sono ancora registrata all'ordine dei medici ugandese, ma
soprattutto perché non sono assolutamente in grado di fare tutto ciò che può essere necessario (tipo i
parti cesarei)!
Le condizioni di salute e di vita in genere di questa gente sono davvero scarse. Molti hanno la casa
di fango e paglia, anche fra gli infermieri dell'ospedale. La maggior parte vivono di agricoltura o di
piccole attività commerciali o di sussistenza. Forse anche per questa ragione prima di portare un
ammalato in ospedale passa molto tempo: bisogna prima trovare i soldi per il trasporto e per pagare
il ricovero e poi per mantenere l'ammalato e chi lo assiste per i giorni del ricovero (qui è la famiglia
a farsi carico dell'alimentazione e dell'igiene del paziente). Talvolta arrivano in Ospedale talmente
tardi che non si può fare altro che aspettare che muoiano. Anche i mezzi disponibili in ospedale
sono molto limitati, soprattutto se paragonati allo sperpero che siamo abituati a vedere in Italia.
In più c'è il problema comunicativo, e non intendo solo la lingua: per esempio non fanno di si con la
testa come noi, ma alzano le sopracciglia e inclinano appena il capo all'indietro dicendo “eeh!” e
questo significa “si!”. Vi potete immaginare come descrivono il dolore, o la febbre... Inoltre hanno
un concetto del tempo assolutamente relativo, spesso determinato dalla mancanza di strumenti per
misurarlo in modo oggettivo (da cui il detto africano “voi avete l'orologio, noi abbiamo il
tempo”...). Diventa però difficile ricostruire se la tosse c'è da una settimana, da un mese o da un
anno. Per non parlare delle anagrafiche delle cartelle ospedaliere che spesso nella casella “Age”
(età) riportano la scritta “adult” (adulto) o “elderly” (anziano)...
Per fortuna poi ci sono sguardi e gesti che trapassano ogni barriera comunicativa, anche nelle
situazioni più drammatiche.
Vi voglio raccontare la storia di Eunice, una donna di 30 anni che è arrivata in ospedale domenica
notte perché stava molto male. Qui ha scoperto di essere sieropositiva e quando io l'ho vista lunedì
mattina mi sono resa conto che aveva uno scompenso epatico terminale, stava sanguinando dallo
stomaco, aveva una peritonite e l'insufficienza renale. Gli abbiamo dato tutte le cure che era in
nostro potere dargli e io gli ho comprato l'antibiotico perché lei non se lo poteva permettere. Mentre
l'infermiera era accanto al letto Eunice le ha chiesto di non sprecare tutte quelle medicine per lei che
stava per morire, ma di riservarle per qualcun altro.
Sono tornata più volte a vederla nella giornata, lunedì sera e poi martedì mattina alle 8; allora lei mi
ha guardata con lo sguardo lucido di chi sa cosa sta per accadere e mi ha detto “Grazie”.
Poi martedì pomeriggio è morta. Eunice “ci è passata avanti nel Regno dei Cieli”.

2 commenti:

  1. "Curare spesso, guarire qualche volta, consolare sempre..."... Hai studiato Medicina e Chirurgia per questo...
    Sono certa che questa esperienza africana ti renderà un medico migliore e ti arricchirà non solo umanamente ma anche professionalmente... quindi... "Mai paura!!!"...
    Grazie di aver condiviso con tutti noi questo primo approccio all'Africa!
    Ti abbraccio e ti accompagno Miriam
    P.S. Testina, la via d'accesso al parto cesareo è una delle vie d'accesso al bacino... via di Pfannenstiel...Se me lo dicevi prima ti davo qualche libro utile in caso di urgenza... Comunque mai paura... Te la caverai benissimo anche a fare i parti cesarei e se ti serve materiale via email... devi solo chiedere!Forza, Mary... io faccio il tifo per te!!!

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  2. Grazie per renderci partecipi della Vs. esperienza. Sono comunque contento di sentirVi nonostante le realtà sconvolgenti che siete chiamati a conoscere e a condividere. Voglio condividere con Voi una perla di saluto alla S.Paolo in Tessalonicesi 2,16-17.
    "... Lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene."
    un forte abbraccio
    Michele

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