Sabato
scorso abbiamo iniziato una nuova esperienza, una nuova sfida, una nuova
occasione di incontro e di scambio. Abbiamo iniziato un cammino di formazione
missionaria rivolto alle ragazze della scuola di Aboke.
Era ormai
diverso tempo che pensavamo a come poter condividere in modo più diretto ed
esplicito il nostro essere missionari. D’accordo farlo nella quotidianità, col
nostro essere qui, col nostro essere famiglia e coi nostri lavori ma ci piaceva
anche trovare un modo più esplicito per riflettere insieme su cosa sia la
missione e per dare ai ragazzi di qui la stessa possibilità e lo stesso dono che
noi avevamo ricevuto potendo frequentare il GIM – cammino di formazione alla
missione per giovani proposto dai comboniani - ormai 10 anni fa.
Così,
insieme a sister Carmen (suora comboniana che sta ad Aboke), abbiamo iniziato a
pensare una proposta da rivolgere alle ragazze della scuola. Quello che ne è
uscito è un percorso molto impegnativo, articolato su tre anni e con incontri
settimanali della durata di un’ora circa. I macro argomenti su cui vorremmo
ragionare sono “l’ascolto”, “l’incontro” e “l’azione” agiti sul piano
personale, su quello della relazione con l’altro e nella relazione con Dio. Le
“sotto-tematiche” sono varie e vanno dal “silenzio” alla “libertà”, dal
“perdono” alla “non violenza”, dal “pregiudizio” alla “cooperazione”…e altri
ancora. Come modalità naturalmente abbiamo cercato di privilegiare quelle del
gioco e della creatività ma, in parte, anche quelle più “da grandi” della
meditazione e della condivisione.
Il primo
incontro è stato positivo… a mo’ di introduzione chiedevamo loro cosa
intendessero per “missione”. Abbiamo chiesto di ragionarci in piccoli gruppi e
poi di riportare il risultato al gruppo allargato usando diverse forme
artistiche (il disegno, la recita, la canzone, la poesia).
Quello
che ne è uscito sono le risposte che più o meno ci aspettavamo (a parte la
piacevole sorpresa di non sentir mai parlare di soldi!)come per esempio: siamo
tutti chiamati alla missione, la missione è preghiera per gli altri, essere
missionari vuol dire aiutare il prossimo con ciò che siamo capaci di fare, etc.
Non so
quanto queste risposte siano per loro vere o semplici frasi fatte, ciò che è
più importante per il momento però è che si siano divertite per un’ora
ragionando insieme su temi comunque importanti.
La
speranza per il futuro è che, da luoghi comuni, diventino qualcosa in cui credono
un po’ di più, qualcosa che sentano veramente loro e che le aiuti a fare piccole
scelte e a ragionare sui comportamenti quotidiani in maniera un po’ diversa
sapendo di non essere le sole a pensarla in un certo modo.
Alla
fine anche a me quello che è rimasto del GIM (e che ancora più apprezzo del
cammino dei laici comboniani) sono il divertimento, i rapporti veri e profondi
all’interno del gruppo e la modalità di vivere la vita e la fede che è quella
in cui più mi ritrovo.
Non so
se seguiremo fedelmente i nostri piani o se dovremo cambiare la nostra time-table,
non so neanche se le difficoltà con la lingua permetteranno di condividere in
modo profondo e se le nostre metodologie siano valide per questa cultura o
utili in questo contesto, speriamo solamente di contribuire, insieme ad altre
esperienze che queste ragazze faranno, ad innescare quella scintilla che poi
Qualcun Altro trasformerà nel fuoco ardente della ricerca della giustizia,
della verità, della felicità.
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