mercoledì 12 giugno 2013

Aber - anno II - quarantasettesima settimana

Ognuno per nome

Se verrete in Africa un giorno, non fate mai l'errore di pensare di avere capito tutto (o quasi). Io l'ho fatto spesso ed ogni volta l'Africa mi ha lasciata a bocca aperta.
Per esempio credevo di avere capito (e forse l'ho anche scritto) che i bambini qui contano poco, soprattutto se molto piccoli, soprattutto i neonati...in fondo sono una merce molto diffusa, a basso costo di produzione e quindi di scarso valore...Sì, sono diventata un po' cinica...per sopravvivere...
Oggi dopo la Messa in ospedale sono entrata in reparto quasi per caso (...ma esiste il caso...?) e ho notato che il parroco stava facendo una preghiera nella nostra procedure room. Mi sono avvicinata e mi sono resa conto che in realtà stava battezzando un piccolo neonato in fin di vita attaccato all'ossigeno.
Quanti neonati ho visto morire in un anno e mezzo? Non lo so. Ho smesso di contarli, sempre per sopravvivere, ma questo mi ha riempito gli occhi di lacrime. Questo è stato battezzato, ha avuto un nome, ha genitori che nonostante la brutalità del mondo da cui provengono hanno voluto chiamarlo per nome e ricordarlo per sempre come parte della famiglia anche se vivrà solo un giorno.
Questa sera nella penombra della mia procedure room, sul lettino sporco su cui faccio le toracentesi e le lombari, accompagnato dal suono meccanico del concentratore di ossigeno, con la stessa brocca d'acqua che uso per lavarmi le mani è avvenuto il miracolo della vita, dell'amore e della morte tutti insieme in un unico momento. In questo cuore d'Africa crudele e brutale si è rivelato il Dio pastore compassionevole che conosce ognuna delle sue pecore per nome.

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