mercoledì 9 ottobre 2013

Aber - anno III - prima settimana

Ciao, ciao mare…
In verità di mare ne abbiam visto ben poco, ma in compenso abbiam visto un mare di persone! Credo che  questo gioco di parole (sicuramente discutibile in quanto a simpatia) possa riassumere bene le nostre vacanze: poco relax ma tanti incontri e tanta condivisione…alla fine era proprio questo di cui avevamo bisogno: staccare la spina dalla quotidianità di Aber e abbracciare un po’ di parenti e amici! Chi di sfuggita, chi più assiduamente, chi solo di passaggio, chi con più tempo a disposizione, chi quasi per caso, chi invece in modo pianificato… ogni incontro è stato una possibilità per aggiornarsi a vicenda,  sorridere delle difficoltà che in ogni parte del mondo si incontrano, pianificare il futuro o, a volte, semplicemente condividere…una fiorentina che ha soddisfatto il nostro fabbisogno annuale di proteine e ferro!Purtroppo non siamo riusciti a vedere proprio tutti…perdonateci! l’anno prossimo avremo più tempo a disposizione!
Ci piaceva condividere in questo primo post del terzo anno una sensazione e una riflessione:
La sensazione è una sensazione piacevolissima di sentirsi parte di un gruppo. Nasce dall’assemblea nazionale dei laici comboniani a cui abbiamo avuto la possibilità di partecipare. E’ stata una “3 giorni” molto intensa ma assolutamente importante per fare una full immersion di combonianità e di comunità. Proprio di questo abbiamo sentito la mancanza in questo anno passato e soprattutto da quando Caterina è rientrata in Italia. Gli interventi dei relatori centrati sull’agire missionario di Gesù e su cosa intendeva il Comboni per missione nel suo “Piano di rigenerazione dell’Africa” ci hanno poi ridato fiducia e rinfrancato sul nostro modo di essere presenti qui ad Aber.
La riflessione riguarda invece gli stili di vita così diversi tra Italia e Africa. Tra le mille differenze ci piaceva soprattutto sottolineare quella legata al “fare”. La sensazione che abbiamo avuto è che, siccome in Italia abbiamo tantissimi mezzi (tecnologici, mezzi di trasporto, etc) il “poter fare” si trasformi in un “dover fare” mille cose con tanto di malessere se non si riesce a riempire ogni secondo della giornata. Un esempio banale è l’andare a fare la spesa… in Italia è un riempitivo per la mezz’ora libera che si ha tra un impegno e l’altro…qui ad Aber io devo dedicargli un’intera giornata perché devo fare 140 km tra andare e tornare e perché non posso andarci tutti i giorni. Come questo esempio ce ne sarebbero mille altri…negli ultimi giorni italiani siamo arrivati a fare la merenda a casa di alcuni amici, l’aperitivo al bar con altri e a scroccare la cena da altri ancora! Qui ad Aber, se vai a casa di qualcuno ci devi rimanere almeno mezza giornata per “ammortizzare” il tempo investito per raggiungerlo.  La speranza è che quando torneremo in Italia riusciremo a coniugare la fortuna italiana di avere molti mezzi con la ricchezza africana di non farsi angosciare e manipolare dalla frenesia. 

1 commento:

  1. Uffa avevo appena scritto un mio commento-saluto ma...l'ho perso nell'invio ( o forse ve ne arriveranno due insieme! ).
    Dicevo che mi dispiaceva non avervi potuto incontrare in Italia ma spero sempre di potervi rivedere ad Aber e ce la metterò tutta perchè ciò avvenga.
    Vi abbraccio con le due piccole pesti,
    zio Vito

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