mercoledì 19 giugno 2013

Aber - anno II - quarantottesima settimana

Il GIM di Aboke

Sabato scorso abbiamo iniziato una nuova esperienza, una nuova sfida, una nuova occasione di incontro e di scambio. Abbiamo iniziato un cammino di formazione missionaria rivolto alle ragazze della scuola di Aboke.
Era ormai diverso tempo che pensavamo a come poter condividere in modo più diretto ed esplicito il nostro essere missionari. D’accordo farlo nella quotidianità, col nostro essere qui, col nostro essere famiglia e coi nostri lavori ma ci piaceva anche trovare un modo più esplicito per riflettere insieme su cosa sia la missione e per dare ai ragazzi di qui la stessa possibilità e lo stesso dono che noi avevamo ricevuto potendo frequentare il GIM – cammino di formazione alla missione per giovani proposto dai comboniani - ormai 10 anni fa.
Così, insieme a sister Carmen (suora comboniana che sta ad Aboke), abbiamo iniziato a pensare una proposta da rivolgere alle ragazze della scuola. Quello che ne è uscito è un percorso molto impegnativo, articolato su tre anni e con incontri settimanali della durata di un’ora circa. I macro argomenti su cui vorremmo ragionare sono “l’ascolto”, “l’incontro” e “l’azione” agiti sul piano personale, su quello della relazione con l’altro e nella relazione con Dio. Le “sotto-tematiche” sono varie e vanno dal “silenzio” alla “libertà”, dal “perdono” alla “non violenza”, dal “pregiudizio” alla “cooperazione”…e altri ancora. Come modalità naturalmente abbiamo cercato di privilegiare quelle del gioco e della creatività ma, in parte, anche quelle più “da grandi” della meditazione e della condivisione.
Il primo incontro è stato positivo… a mo’ di introduzione chiedevamo loro cosa intendessero per “missione”. Abbiamo chiesto di ragionarci in piccoli gruppi e poi di riportare il risultato al gruppo allargato usando diverse forme artistiche (il disegno, la recita, la canzone, la poesia).
Quello che ne è uscito sono le risposte che più o meno ci aspettavamo (a parte la piacevole sorpresa di non sentir mai parlare di soldi!)come per esempio: siamo tutti chiamati alla missione, la missione è preghiera per gli altri, essere missionari vuol dire aiutare il prossimo con ciò che siamo capaci di fare, etc.
Non so quanto queste risposte siano per loro vere o semplici frasi fatte, ciò che è più importante per il momento però è che si siano divertite per un’ora ragionando insieme su temi comunque importanti.
La speranza per il futuro è che, da luoghi comuni, diventino qualcosa in cui credono un po’ di più, qualcosa che sentano veramente loro e che le aiuti a fare piccole scelte e a ragionare sui comportamenti quotidiani in maniera un po’ diversa sapendo di non essere le sole a pensarla in un certo modo.
Alla fine anche a me quello che è rimasto del GIM (e che ancora più apprezzo del cammino dei laici comboniani) sono il divertimento, i rapporti veri e profondi all’interno del gruppo e la modalità di vivere la vita e la fede che è quella in cui più mi ritrovo.
Non so se seguiremo fedelmente i nostri piani o se dovremo cambiare la nostra time-table, non so neanche se le difficoltà con la lingua permetteranno di condividere in modo profondo e se le nostre metodologie siano valide per questa cultura o utili in questo contesto, speriamo solamente di contribuire, insieme ad altre esperienze che queste ragazze faranno, ad innescare quella scintilla che poi Qualcun Altro trasformerà nel fuoco ardente della ricerca della giustizia, della verità, della felicità.
 

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