martedì 4 giugno 2013

Aber - anno II - quarantaseiesima settimana

Semi di speranza…che vanno coltivati!

Questa settimana è stata caratterizzata da due momenti che mi sono permesso di sintetizzare col titolo del post: semi di speranza…che vanno coltivati.
I semi di speranza sono i Santi Martiri d’Uganda…i coltivatori che hanno l’obbligo di prendersi cura di questi semi per non farli morire invano sono le persone di qui.
Ma andiamo con ordine. Il 3 giugno si celebra la commemorazione dei Santi Martiri d’Uganda (per maggiori informazioni rimando al post del 2012, mese di giugno). E’ una festa molto sentita. Quest’anno cadeva proprio il giorno dopo il Corpus Domini ed è stato bello riflettere sul fatto che, fortunatamente, non è solo Gesù ad aver donato il proprio corpo per chi ha fame e sete di giustizia. Devo dire la verità…l’ostia ricevuta domenica aveva un sapore particolare, aveva anche in sé la forza e l’energia derivante dal sacrificio di questi 22 giovani (in parte cattolici e in parte protestanti) che si sono immolati per valori come la libertà e la pace. Questa energia e questa forza si ritrovano anche nella miriade di pellegrini che partono settimane prima del 3 giugno da posti anche molto lontani (tutta l’Uganda, ma anche Rwanda, Congo, Sudan, Kenia) e camminano fino al Santuario di Namugongo per far resuscitare e tenere in vita chi la vita se l’è giocata per intero. Faceva notare un padre comboniano come il potere dei re finisce con la loro morte, ma il potere dei martiri inizia con il loro sacrificio estremo.
Purtroppo non basta però camminare per due settimane perché i valori per cui questi giovani hanno dato la vita vengano mantenuti, purtroppo perché dei semi diventino piante bisogna prendersene cura.
E da qui la seconda parte del titolo del post e il secondo episodio significativo di questa settimana: la consacrazione (con il primo evento ufficiale) della nascita della commissione giustizia e pace della cappella di Aber. Certo è una piccola cosa che sicuramente non cambierà il mondo e quasi certamente neanche, almeno a breve termine, il destino dell’Uganda ma ha in sé un grosso valore. Innanzitutto perché è parte di una rete, non è una realtà isolata e a sé stante ma è parte di un movimento presente anche a livello diocesano, nazionale e mondiale (da quando nel 1967 Papa Paolo VI costituiva il consiglio pontificio per la pace e la giustizia). Secondariamente perché nasce dalla gente con una struttura nuova, con una struttura che gli appartiene, con un’organizzazione che valorizza quelle Small Christian Communities che derivano dalla tradizione locale. Da quando si è costituita ha individuato due prime tematiche da approfondire. Una è legata alla vita quotidiana e alle relazioni interpersonali: “la violenza domestica”, la seconda è invece più connessa con le istituzioni e il rispetto dei diritti: “le strade”. Entrambe le tematiche sono state scelte dalla gente con un sondaggio che ha coinvolto più di 500 persone. Ciò ha portato, per esempio, alla scelta dell’argomento “strade” come priorità assoluta quando, se avessi dovuto scegliere solo io, avrei dato forse la precedenza ad altre urgenze come la sanità o l’istruzione.
Questi coltivatori avranno sicuramente tanto da fare…c’è infatti chi è chiamato a “gettare” la propria vita nel terreno e chi invece ha il compito di arare, innaffiare e proteggere dagli agenti infestanti ogni singolo giorno della sua vita e con scelte altrettanto radicali.
Non basta vivere sperando, ma la speranza è ciò che ci deve spingere all’agire e all’impegno quotidiano.

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