giovedì 4 aprile 2013

Aber - anno II - trentasettesima settimana

World Social Forum di Tunisi - 2013
Quanto riportato qui sotto è un estratto dei diari che i comboniani Alex Zanotelli ed Elisa Kidanè hanno condiviso durante la loro permanenza a Tunisi. E' un po' lungo ma crediamo che ne valga la pena leggerlo e rifletterci vista la scarsa risonanza avuta sui media e l'importanza degli argomenti trattati. Ma soprattutto pensiamo sia importante soffermarsi sullo spirito positivo e l'entusiasmo che hanno fatto da cornice a questo forum...ma perchè le belle notizie passano sempre in secondo piano? è proprio vero che fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce!
 
Dal 26 al 30 marzo si è tenuto a Tunisi il Forum mondiale sociale (FMS). Oltre al solito slogan “Un altro mondo possibile” il tema centrale di quest'anno è stato la Dignità. Al centro del Forum, spiega il tunisino Fethi Dabako, c'è la parola DIGNITA' che racchiude tutto quello che può volere un essere umano: libertà, diritto alla vita e a spostarsi liberamente. Questo di Tunisi è stato il primo FMS che si è tenuto in un paese quasi totalmente islamico.
Le missionarie e i missionari comboniani hanno iniziato a partecipare a questi Forum dal 2007 (Nairobi) e da allora sono sempre stati presenti perché ritengono i temi di giustizia, pace e integrità del creato come parte essenziale del loro fare missione.
La prima giornata è stata un po' preparatoria al forum e, visto che il paese ospitante era islamico, l'attenzione si è focalizzata proprio sull'Islam.
Aiutati da due esperti comboniani P. Scattolin Giuseppe e P. Paul Hanis, che lavorano in Egitto, e da due comboniane, sr Anna Maria Sgaramella e sr Alicia Vacas, che operano a Gerusalemme, i partecipanti hanno affrontato il significato dell'Islam nel mondo contemporaneo.
L'appello di questi esperti che lavorano sul campo stato un pressante invito ad accostarci alla religione islamica con reverenza e ad accettare la sfida del dialogo a tutti i livelli. Il dialogo interreligioso e interculturale, ha affermato Benedetto XVI, non può essere un optional.
La seconda giornata si è aperta con una tumultuosa assemblea delle donne. Sul palco si sono susseguite donne provenienti da varie parti del mondo che reclamavano a voce alta i loro diritti. “I nostri governanti non hanno preso in seria considerazione le rivendicazioni della società civile tunisina” ha ribadito con forza Ahlan Belhaji. Dobbiamo continuare a lottare. Si sono sentite parole una volta proibite, che oggi sono invece pronunciate con forza, con determinazione, con coraggio: libertà,dignità, autonomia e parità di genere. L'assemblea si è conclusa tra canti, slogan e danze, in solidarietà con le lotte delle donne del mondo intero. Incredibile la forza e la vivacità di queste donne straordinarie. Niente potrà fermarle. Tutto questo è ancora più sorprendente perché avviene in un ambiente islamico. Anche questo un bel frutto della primavera tunisina.
Nel primo pomeriggio è partita nel cuore di Tunisi la grande marcia di apertura del FMS. Una folla immensa, si parla di circa 100mila persone, colorita ed esultante, ha iniziato a muovesi lentamente verso lo Stadio.
E stato provvidenziale il fatto che il Comitato internazionale del Forum abbia scelto Tunisi per questo appuntamento perché questa giornata ha dato una carica incredibile al popolo tunisino e una speranza in più per un cambiamento contro tutti i fondamentalismi.
Massiccia pure la presenza di gruppi algerini, marocchini, e libici. Questa marcia e questo Forum potrebbero aprire strade nuove per l'unità dei popoli del Maghreb. Forte anche la presenza Palestinese che ha ottenuto in questa marcia una notevole solidarietà da parte di molti gruppi presenti.
La marcia era un alternarsi di colori, di canti, di danze, di slogan. Una giornata di primavera carica di speranza.
La terza giornata è stata costellata di centinaia di workshop. Il tema che ha attirato il maggior numero di persone è stato quello delle primavere arabe che hanno cambiato il volto della regione. La grande domanda era: che cosa fare dopo le rivoluzioni? Il dibattito politico è stato molto acceso soprattutto per la massiccia presenza di associazioni tunisine e magrebine. Altri temi trattati sono stati la spiritualità, le armi, le migrazioni, i cambiamenti climatici, la cittadinanza attiva, la crisi finanziaria, le politiche dell'Unione europea verso i paesi impoveriti, l'assedio delle multinazionali in Africa (provocante la chiamata, in una delle sessioni ad una mobilitazione per una giusta tassazione sui minerali esportati dal continente africano. I relatori hanno insistito che se i minerali - l'alluminio come l'uranio - fossero tassati, non ci sarebbe nessun bisogno di un aiuto pubblico), il fracking (una nuova tecnica che si sta diffondendo per estrarre gas naturale incapsulato nelle rocce bituminose. Un fenomeno che è stato definito un crimine per le gravi conseguenze che ne derivano). Anche i comboniani e le comboniane hanno presentato per la prima volta i loro workshop rispettivamente sui temi del Land-grabbing, (accaparramento delle Terre), sulla situazione che vivono i Beduini nei territori occupati in Israele, sulla Pace, la riconciliazione, il dialogo interculturale e religioso, presentando esperienze concrete vissute in Egitto, Chad e Congo. Quello del Land grabbing è un fenomeno particolarmente grave soprattutto in Africa, dove si calcola che 67 milioni di ettari di terra sono stati già accaparrati. Alcune multinazionali dell'agro business e alcuni gruppi finanziari attratti dai prezzi dei generi alimentari in aumento e dalla domanda crescente dei biocarburanti e di prodotti agricoli, si sono buttati nel grande affare di acquisire nel sud del mondo terre coltivabili con le annesse fonti d'acqua.
Nella quarta giornata molti workshop sono stati dedicati a sviscerare la crisi dell'Europa. A questo riguardo particolarmente indovinata la lettura che ne ha fatto il Centro di Studi di Barcellone: Cristianisme i Justìcia. “L’Europa dei diritti umani, la culla della democrazia, della rivoluzione francese, delle lotte operaie e del consolidamento della classe media, sta scomparendo”, ha affermato Jaume Botey. Secondo i relatori è assordante il silenzio delle Istituzioni ecclesiali europee su questa crisi.
Come uscire da questa crisi profonda? Non è certo rinchiudendosi su stessa che l’Europa si salverà. Purtroppo l’Europa con le sue leggi sull’immigrazione è diventata una fortezza che deve difendersi dagli “invasori”.
Una delle sessioni più affollate e belle di questa giornata aveva come titolo: l’Europa è in guerra contro un nemico che lei si inventa. Per esempio ci si è soffermati a riflettere sull'assurdità di un'Agenzia di sorveglianza, come la Frontex, istituita nel 2009, per difendere i confini dell’Unione Europea. Questa Agenzia ha a disposizione 21 aeri, 113 navi, 475 unità di equipaggiamento, con un bilancio vicino ai 100milioni all’anno. L’invito dei relatori, tutti africani, è stato quello di cambiare il nome in Frontexit (uscire dal Frontex).
Fa una certa impressione guardare il Mediterraneo da Tunisi: questo mare è diventato il cimitero per migliaia e migliaia di persone. Commovente la lettera scritta dall’Associazione tunisina “La Terra per tutti”, in cui i genitori chiedono all’Italia di avere notizie dei loro figli desaparecidos. Non a caso sono state molte le sessioni dedicate al problema dell’immigrazione e del diritto di migrare.
Il Forum però non analizza solo i vari problemi attuali, ma ha il coraggio di prepararsi a importanti eventi in arrivo. Uno di questi è l’incontro che si terrà a Bali nel prossimo dicembre, convocato dal Wto (l’Organizzazione mondiale del commercio) per liberalizzare ancora di più il mercato, soprattutto nel settore agricolo. Rappresentanti dei movimenti dell’Asia (dall’Indonesia al Giappone) sono venuti a Tunisi per chiedere l’appoggio da parte della cittadinanza attiva mondiale, per questo importante appuntamento. Una vittoria del Wto sarebbe un’altra tragedia per gli impoveriti.
Anche durante l'ultima giornata del forum gli oltre 240 seminari hanno trattato temi di vitale importanza: dalla spiritualità al debito, dalla cittadinanza attiva all'impegno per l'acqua pubblica, dalle lotte per le pari opportunità delle donne alla libera circolazione delle persone, dall'economia solidale al dialogo fra le religioni, dagli EPA (Economic partnership agreements) alle biotecnologie (in particolare si è parlato delle sei multinazionali delle sementi che gestiscono questo nuovo e grande business le cui conseguenze avranno ricadute impensabili sul futuro dell'umanità, ponendo problemi etici, filosofici e teologici di grande rilievo), dall'ambiente al diritto alla casa.
Le celebrazioni che si sono tenute durante il forum hanno ripercorso i momenti del triduo pasquale calandoli nel presente e nel contesto sociale di cui si è discusso durante gli incontri.
Così l'Eucarestia del Giovedì Santo, ha fatto memoria di quel Gesù che ci ha insegnato a spezzare il pane, perché tutti ne abbiano in abbondanza; la celebrazione della morte di Gesù ha ricordato, insieme al Crocifisso anche i popoli crocifissi d'Africa e tutti coloro che hanno dato la vita perché questo continente possa risorgere; durante l'ultima giornata ci si è infine soffermati su quel soffio di Pasqua che ha animato il popolo ebraico ad uscire dalla schiavitù verso la libertà e che si è sentito forte durante il forum aleggiare in questo popolo tunisino che non desidera altro che dignità e libertà.

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