La torta mondiale
Come già condividevo in passato, il
corso che sto tenendo alla scuola secondaria St.Mary di Aboke sulla missionarietà
è una delle attività più interessanti che ho avuto la fortuna di portare avanti
in questi tre anni. Non per voler essere ripetitivo ma ancora una volta devo
osservare come la riuscita di un progetto è inversamente proporzionale alla
quantità di soldi spesi. In questo caso…costo zero, coinvolgimento delle
ragazze massimo! Sabato scorso questo percorso condiviso si è arricchito di un
altro interessante capitolo. Il tema che stavamo trattando era “la
condivisione” intesa a 360° e ho pensato di proporre come gioco per la
condivisione delle risorse “La torta Mondiale”. Come forse molti di voi
sapranno, La torta mondiale è un gioco in cui si rappresenta il mondo (servendosi
di dati forniti da alcuni centri di ricerca per uno sviluppo sostenibile) mantenendo
fedele il rapporto tra il numero di persone appartenenti ad un certo continente
e la quantità di risorse per esse disponibili. Quindi, per fare qualche
esempio, con un gruppo di 20 persone, 12 rappresenteranno l’Asia e avranno a
disposizione 7 risorse (solitamente merende); 3 persone saranno l’Africa con 1
risorsa; 1 persona sarà il Nord America con 11 risorse; 2 persone l’Europa con
11 risorse e così via! Come gioco è molto ben pensato e da sempre molti spunti
per discutere con i ragazzi…soprattutto perché i ragazzi-Africa e i
ragazzi-Asia si vedono veramente privati delle loro gustose merendine!!!
Fin’ora però mi era sempre capitato di proporlo in Italia, ma questa volta il
contesto era diverso: lo proponevo in Africa, lo proponevo nella parte di Mondo
che è vittima e non carnefice di questa situazione. Come avrebbero
reagito? Se di solito quando lo si fa
dalle nostre parti, dall’analisi della situazione esce rammarico, dispiacere e
un vago senso di colpa, questa volta speravo uscisse rabbia per la presa di
coscienza di essere vittime di ingiustizie e voglia di riscatto. In effetti,
nel momento in cui ho svelato cosa rappresentava quella situazione a gruppi in
cui si trovavano c’è stato un attimo di imbarazzo e sorpresa. Imbarazzo da
parte mia che da “bianco” mi trovavo a dire: “questa è l’Africa, questo gruppo
siete voi. 1 biscotto per tre persone e in più vi do anche le carte vuote dei
biscotti come rifiuti gettati dal resto del mondo”. Sorpresa da parte loro nel
vedersi proporre da un “colpevole” un gioco del genere. Comunque, dopo questi
primi attimi il gioco è andato avanti e sono uscite questioni interessanti.
Purtroppo, rispetto a quello che avrei voluto, è emersa ancora troppa
rassegnazione e senso di dipendenza dal così detto primo mondo però la speranza
è che sia un pochino cresciuta quella consapevolezza che è la prima molla per
far scattare la volontà di essere protagonisti del cambiamento. Ecco alcuni episodi avvenuti durante il gioco
che voglio portare alla vostra attenzione senza alcun commento:
Una ragazza-Asia ha commentato “noi siamo fortunati
ad essere in tanti, in questo modo possiamo dividerci i problemi”
Un’altra ragazza-Asia rivolgendosi
al Nord America: “dovrebbero donarci un po’ di biscotti!”. Io intervengo
facendo notare l’errore dell’usare la parola “donare” e sottolineo come: “Dovrebbero
essere suddivisi diversamente i biscotti per giustizia, non per carità”
Nella fase in cui si chiede ai
partecipanti di trovare delle soluzioni… una ragazza “emigra” dall’Africa, si
sposta in Nord America e ci rimane.
Un’altra ragazza “emigra”
dall’Asia, va in nord America, prende due biscotti, torna in Asia ma se li
tiene per sé e non li condivide con gli altri asiatici.
Nessun commento:
Posta un commento