Domenica scorsa
sono andato al Visitation Day della Saint Mary Magdalene Secondary School. Come
molti di voi ormai sapranno avendo letto altri post, qui in Uganda le scuole
possono essere “day” o “boarding”. Nelle prime gli studenti vanno ogni mattina
a scuola e al termine delle lezioni tornano a casa, nelle seconde invece vivono
lì per tutto il term (il trimestre). Le secondary school sono quasi
esclusivamente boarding. Così, per consentire a parenti e ad amici di incontrare
i loro cari ragazzi impegnati a scuola, solitamente vengono organizzati questi
visitation day in cui la scuola è aperta ai visitatori. Dato che durante le
ultime vacanze alcune ragazze del St.Clare mi avevano invitato ad andare a
trovarle, domenica scorsa sono stato loro ospite nella loro scuola. Come
dicevo, in teoria dovrebbero andare i guardians a trovarli (essendo le ragazze
del St.Clare per lo più orfane) e, nell’occasione, parlare anche con i
professori. Purtroppo però, per i soliti motivi economici, chi segue più da
vicino i ragazzi (i guardians appunto) non ha i soldi per il trasporto e così
la stragrande maggioranza delle volte non c’è nessuno che va a trovarli. Le
suore da parte loro dicono che non vanno per responsabilizzare i guardians
(condivisibile) e perché anche per loro è un costo (scandaloso dato che proprio
stamattina stavano scartando una televisione a schermo piatto con tanto di
decoder e parabola). L’accoglienza è stata molto calorosa, le ragazze erano
entusiaste e si è risvegliato in loro l’orgoglio di essere studenti di quella
scuola. Mi hanno fatto visitare gli spazi e gli edifici e poi ci siamo seduti a
chiacchierare del più e del meno. Successivamente sono anche andato a colloquio
con i professori. La mia idea era quella di andare con qualche ragazzo grande
del St.Clare ma purtroppo le suore me lo hanno impedito perché il contatto
femmine-maschi è sempre visto con grande sospetto. L’unico a cui hanno permesso
di venire è Roger, un ragazzo che è entrato in seminario l’anno scorso e che
quindi, forse, non viene ritenuto “a rischio”. Come forse si intuisce da queste
righe, non è un periodo facilissimo con le suore, ci sono spesso motivi di
discussione e i punti di vista sono differenti su molte proposte. Così mentre
andavamo a Lira ho chiesto a Roger quale fosse il sentire comune dei ragazzi
dell’orfanotrofio nel confronto delle suore. La risposta è stata:
“Sometimes there is a gap between the P.O.Box generation and the .com
generation”. Sullo scontro
generazionale si è scritto tanto e sicuramente è una delle sfide più grosse in
ambito educativo, ma queste definizioni mi hanno colpito e mi hanno fatto
pensare. Se da noi dopo la generazione che aveva la casella all’ufficio postale
c’è stata quella con la casella di posta all’indirizzo di casa, poi la
generazione del telefono fisso, successivamente la generazione della
televisione, poi la generazione del cellulare e, in fine, quella di internet. Qui
il salto è stato diretto dalla P.O.Box alla .com qui c’è ancora la convivenza
di chi non ha i servizi essenziali come l’acqua e la corrente e chi ha il IPad.
A parte i discorsi sui diritti e di giustizia ed equità sociale su cui abbiamo
altre volte riflettuto, penso che tutto questo abbia un riscontro anche in
ambito educativo creando distanze enormi tra i giovani e gli adulti e le
conseguenti difficoltà relazionali. In questo ambito penso che l’ “educazione
con bastonate” generation venga a scontrarsi con la fin eccessiva “libertà ai
giovani” generation che comunque è arrivata fin qui tramite i video, la musica
e internet. Da noi si sono succedute diverse ideologie dalle più proibizioniste
alle più liberali, poi sono arrivati alcuni pedagoghi come la Montessori o
altri che hanno suggerito diversi strumenti e, malgrado tutti questi tentativi,
la relazione intergenerazionale rimane sempre molto complessa. Qui, l’unico
strumento educativo che è mai esistito erano le Small Christian Community in
cui c’era l’occasione di tramandare oralmente i valori e l’educazione dagli
adulti ai giovani, ma la guerra si è portata via anche questo. Oggi le scuole
sono le uniche agenzie educative ma, come ben noto, il numero medio di studenti
per classe si aggira intorno ai 100 e potete quindi immaginarvi quale possa
essere il rapporto tra insegnati e studenti. Ora, lungi da me il voler in
qualche modo scusare le suore per alcuni loro comportamenti però, forse,
qualche attenuante potrebbero anche averla.
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