Settimana
scorsa sono stato a Kampala per sbrigare alcune pratiche.
Ogni
volta che mi capita di andare in capitale ho sempre sensazioni discordanti: per
la maggior parte sgradevoli, alcune positive.
Kampala,
come credo tutte le metropoli del sud del mondo è, per dirla con una parola
sola, assurda. Avrei potuto dire contraddittoria ma sarebbe stato troppo poco,
Kampala è assurda.
E’
assurda innanzitutto la contrapposizione tra ricchezza e povertà, ma è assurda
anche la coesistenza di arretratezza e modernità, di scarsità di mezzi da una
parte e di moderna tecnologia dall’altra.
Per
assurdo (appunto) sembra più normale il villaggio soprattutto perché ad Aber,
per esempio, c’è molta meno giustapposizione tra ricchezza e povertà.
A
Kampala fa senso vedere un’infinità di bambini di strada dormire su degli
scatoloni sul marciapiede che costeggia un lussuosissimo campo da golf; fa
specie vedere una mercedes ultimo modello poter sfilare solo su 4 o 5 strade
principali perché tutte le altre hanno buche talmente grandi che sono
percorribili solo da Jeep o boda-boda (moto-taxi); è strano camminare sul bordo
della strada e avere a sinistra la fogna a cielo aperto e a destra la villa
superlussuosa del politico di turno; è rammaricante vedere la gente in giro con
le jerrican perché solo pochi hanno il lusso di avere l’acqua in casa, tutti
gli altri devono comprarla a caro prezzo dal boss della zona.
Le prime
cose che costruivano i romani erano strade e fognature…qui non ci sono ancora
(o sono un’eccezione) ma nello stesso tempo c’è un rivenditore LG che vende
schermi al plasma da 21000$ (io ero entrato solo per comprare la cover di un
cellulare…non pensate male!)
Tutto
ciò e molto altro ancora, rendono Kampala veramente sgradevole alla vista.
Poi la
mia mente vola in Italia e penso che anche in Piazza Duomo i senzatetto dormono
davanti alla vetrina di Versace o che non è raro vedere un poveraccio al
semaforo allungare la mano verso il finestrino rigorosamente chiuso di una
mercedes. Anche da noi c’è gente che fa la fila alla mensa del povero e altri
che invece aspettano il cameriere al tavolo sfogliando il menù di un
costosissimo ristorante.
La differenza
penso che stia nelle percentuali di popolazione “classificabili” come
ricchissimi, ceto medio e poveri o poverissimi.
Giusto
per dare un po’ di numeri a caso (non ho fatto alcuna ricerca ma è solo la
conversione in numeri di una sensazione provata a pelle) potremmo dire che se
in Italia le rispettive percentuali di persone rientranti nelle tre categorie
soprariportate fossero 1%, 85% e 14% in
Uganda questi dati potrebbero essere 2%, 20% e 78%.
Ciò che
è più deprimente e preoccupante per il futuro è proprio questo. Mentre da noi
il ceto medio è comunque ancora la maggioranza, qui la stragrande maggioranza è
poverissima e vederla accostata a quella percentuale di super ricchi è molto
fastidioso.
Il
positivo di Kampala è che comunque offre quantomeno la possibilità a tutti di
vedere, di entrare in contatto con una realtà diversa da quella del villaggio
che invece rende spesso ciechi e non stimola prospettive diverse da quelle
attuali.
La speranza è naturalmente che la proporzione tra queste percentuali
piano piano cambi…magari per una gestione oculata del potere e delle ricchezze,
magari (e secondo me più probabilmente) per la voglia di riscatto che può
nascere dal basso, stimolata dall’insofferenza nel convivere in una disparità vergognosa che
priva dei diritti fondamentali la maggior parte della gente e mantiene uno
stato di scandalosi privilegi per una classe dirigente spesso corrotta.
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