Dopo la straordinarietà
dell'Inter-campus, eccoci ricalati nella normalità, nella
quotidianità di Aber.
Dopo il boom di visite
al blog della scorsa settimana (quasi 400!) piacerebbe scrivere
ancora qualcosa di “spettacolare” come l'ultimo post ma,
naturalmente, non è possibile. Questa settimana è passata in maniera
abbastanza anonima...i “pacchi” tirati dalle insegnanti al corso
di informatica, l'inizio dell'arduo compito di togliere il pannolino
al Samu, il Franci che riesce a svestirsi ormai completamente da solo
per andare in doccia (togliere la maglietta è stato l'ultimo step
che ha richiesto parecchio tempo), la Mari che è partita per due
settimane per un corso ad Angal e io che mi spupazzo i pargoli (ma
d'altra parte il bello di essere famiglia è proprio questo, no?),
l'album di fotografie ormai solo da stampare, la creazione del
booklet del cd che ha richiesto l'impiego di tutte le mie competenze
informatiche, il bel rapporto di aiuto/amicizia/collaborazione che
sta crescendo con Elena (chirurgo del CUAMM ma soprattutto nostra
nuova vicina di casa divenuta già indispensabile nelle gestione
delle due pesti! sempre più spesso se le ritrova infatti in casa a
scroccare biscotti, in cerca di qualcuno da cui farsi leggere una
storia o, per ultimo, a fargli ben 3 pipì sul pavimento nel giro di
5 minuti! Dura l'Africa Elena, eh?) etc, etc.
Cosa è meglio allora,
la straordinarietà o la normalità?
Non saprei, certamente
la straordinarietà senza la normalità non ha senso. Non ha senso
fare un mega evento senza aver creato prima delle relazioni, senza
essere entrati nel tessuto sociale. Però anche la straordinarietà
ha del positivo...ricarica, rilancia, da nuova forza.
Al di là di
quest'ultimo aspetto crediamo comunque che la modalità migliore per
essere presenti in questo posto e, più in generale, per testimoniare
e condividere le proprie idee sia proprio la quotidianità e non
l'eccezionalità, il silenzio e non il clamore, la perseveranza e non
il “mordi e fuggi”.
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