Nelle
ultime due settimane abbiamo partecipato a due matrimoni, uno
tradizionale e uno in chiesa. Già perchè, qui in Uganda, questi due
momenti hanno significati molto diversi. Ma vediamo tutto il rito di
corteggiamento dell'ugandese medio.
Quando un
ragazzo (A) “avvista” una ragazza (B), il primo step è trovare
una persona che sarà “facilitatore” (C)(termine tanto amato da
queste parti) che conosce la ragazza. C deve andare da B e dirle che
ci sarebbe A interessato a conoscerla meglio. La ragazza può
accettare o rifiutare. Nel secondo caso il tutto si interrompe,
mentre se B è accondiscendente si può andare avanti e A può andare
a casa di B. In questo primo appuntamento il pretendente si deve
presentare con una certa cifra (per esempio 200000 shellini). In
questo momento sarà ancora B, forse per l'ultima volta a decidere se
il ragazzo è giusto o no (NB: questo avvinene in pratica al primo
appuntamento!). Se accetta l'offerta a quel punto i due possono
continuare a vedersi e di tanto in tanto il ragazzo dovrà portare
altri soldi fino a raggiungere la cifra pattuita dai capi clan della
ragazza. Dopo un certo periodo i due giovani decidono di sposarsi
tradizionalmente. Il clan della sposa va ad incontrare i familiari
dello sposo per conoscere la famiglia, indagare se non ha già altre
mogli (anche se questo non è una condizione fondamentale ma al
limite influirà sul “prezzo” di B), insomma devono raccogliere
notizie su futuro sposo. Questa è quella che viene chiamata “clan
introduction”. Se il clan di B ritiene adeguato A e la sua famiglia
allora, dopo un po' di tempo ancora si procede con l'inizio della
negoziazione. Il clan di B chiede una certa cifra in mucche, capre,
galline e altri prodotti più un po' di soldi, il clan di A
replicherà con una prima controproposta. Questo “tira e molla”
andrà avanti fino al giorno stesso del matrimonio tradizionale in
cui 5 membri per ogni parte si siederanno e decideranno l'ammontare
finale. E finalmente ci siamo...è il giorno del matrimonio
tradizionale. In realtà l'impressione avuta è che questo giorno non
è il giorno della coppia ma il giorno dei clan. Per gran parte della
“cerimonia” infatti i due sposi rimangono chiusi in due capanne
diverse. Nel frattempo, finita la negoziazione si inzia a ballare e
bere (per qualcuno il bere inizia in realtà molto prima). Dopo
qualche minuto, fanno l'ingresso tutte le donne del clan dello sposo
che portano dei doni alle donne della sposa le quali le accolgono
sedute davanti alla capanna principale. E' un momento di grande
emozione...c'è la consegna di alcuni tessuti con cui la mamma di A
veste la mamma di B, successivamente la cosparge di oli e profumi e
per finire ballano tutte insieme su una stuoia fino a distruggerla!
Il passaggio successivo sono i temutissimi discorsi di introduzione
in cui un rappresentante delle due parti presenta TUTTI I membri del
clan, amici, conoscenti, etc, etc! L'ultimo discorso è fatto dal
capo-clan della sposa che introduce la coppia e gli fa le
raccomandazioni di rito! Gli sposi escono dalle loro rispettive
capanne portati in braccio dagli amici e coperti con un grande telo.
I due vengono fatti incontrare al centro del cortile accompagnati da
urla, danze, canti. Al termine, via con le cibarie fino a tarda
notte!
Il
matrimonio tradizionale è riconosciuto in qualche modo anche dalla
chiesa, infatti da questo momento la coppia inizierà a produrre
figli in gran quantità senza destare alcuno scalpore se non legato
al numero di figli spesso imbarazzante.
Dopo
un po' (possono essere anche molti anni) la coppia può decidere di
sposarsi in chiesa. Come preparazione devono frequentare un corso
della durata di un anno (2 incontri di una settimana). Il rito del
matrimonio poi è abbastanza simile al nostro con la sola differenza
che I due sposi escono ancora coperti dalle capanne, si siedono in
posti diversi in chiesa e, ad un certo punto, il testimone dello
sposo porta ingiro lo sposo chiedendogli di riconoscere l'amata.
Curioso che di solito le damigelle sono le figlie della coppia. Al
termine della celebrazione in chiesa si va alla casa in cui
risiederanno i due. La festa inizia con il taglio della torta,
successivamente c'è la consegna dei regali agli sposi e un momento
(in realtà non legato alla tradizione locale ma importato) in cui la
sposa imbocca e da da bere allo sposo e poi viceversa. Il tutto
termina ancora una volta col bere, il mangiare e il danzare fino a
tarda notte.
Che
dire...sicuramente ci sono molte differenze tra Italia e Uganda, ma
la cosa per cui certamente val la pena sposarsi in Italia è che noi
mariti non dobbiamo pagare mucche e quant'altro per unirci alla
nostra metà!
Ciao Elena! Siamo amici di Antonietta e Aldo (io per di più ho avuto l'onore di essere insegnante di Giammaria!) Così mi sembra di conoscerti già e seguo con interesse il tuo blog.
RispondiEliminaTi apprezzo molto e anche questa volontà di conoscere che dimostri nei tuoi articoli. Non deve essere facile essere lontana e sola, ma molto stimolante! Con mio marito e altri medici e volontari, svolgiamo dal 2006 missioni laiche nel Sud Kivu (RDCongo), ma io di rado mi sono trovata da sola. Come associazione ci chiamiamo "genteincammino" ( puoi vedere qualcosa sul nostro sito Genteincammino ONLUS) proprio perché il nostro intento è fare un percorso insieme a questa gente che cerchiamo di aiutare, conoscersi per capirsi meglio per raggiungere mete comuni.
Durante un convegno ci hanno presentato questo messaggio, che abbiamo fatto nostro, nello spirito:
"Aiutaci a ad apprezzare le nostre ricchezze: non crederci poveri perché non abbiamo ciò che hai tu!
Sii paziente con il nostro popolo: non crederci arretrati perché non seguiamo la tua direzione!
Sii paziente verso il nostro progredire: non crederci pigri perché non abbiamo il tuo ritmo!Sii paziente verso i nostri simboli: non crederci ignoranti perché non sappiamo leggere le tue parole!
Rimani con noi e accetta che noi possiamo darti qualcosa!
Accompagnaci sulla via: né davanti, né dietro!"
Ti seguirò con tanta simpatia e stima: buon lavoro1
Cristina